venerdì 27 aprile 2012

Insaputelli

Non è possibile dare un giudizio penale sulle vicende che vedono per protagonisti personaggi della Lega Nord, autoproclamatosi «partito diverso». È sempre possibile, e anzi doveroso, dare un giudizio politico di questo che si manifesta un partito uguale a tanti altri, se non che è il partito contro i diversi. Non è possibile attribuire delle responsabilità, perché Umberto Bossi non sapeva quello che facevano sua moglie, i suoi figli, la sua «badante». Lui non è più trota di suo figlio. Rosy Mauro non ha preso soldi del partito per utilizzarli a scopi personali. Un vicepresidente del Senato non lo fa, è ovvio. Calderoli non sa niente del denaro che gli è stato dato attingendo al finanziamento pubblico del partito. Maroni non sa niente dei rapporti fra ’ndrangheta e mondo imprenditoriale del Nord. Non dubita della buona fede del suo capo e rivale e però non parla come lui di complotto. Berlusconi non ha ricattato la Lega costringendola a votare contro i principi declamati nelle piazze. Tremonti non sa niente dell’operazione finanziaria in Tanzania, che lui ha consigliato, perché non credeva che l’Euro stesse per deflagrare. Mezzo Parlamento – anzi un po’ di più – decreta che il presidente del Consiglio non sapeva che una ragazzina non era la nipote di Mubarak e non ne conosce nemmeno l’età... Una bella fetta del Nord, anche tra i cattolici, ritiene che gli eletti della Lega non siano truffaldini, non abbiano rubato e non abbiano mentito.

P.S. Qualcuno – a mia insaputa – ha seminato dei “non” qua è là in questo frammento.

venerdì 20 aprile 2012

La religione fa bene


Alcuni studi recenti mostrano che le persone religiose sono tendenzialmente più felici dei non credenti. Fondamentalismo, fanatismo, lotte. I titoli di stampa pongono spesso la religione in cattiva luce. In realtà, la ricerca suggerisce un'altra cosa: le pratiche della fede tendono ad avere effetti positivi sulla vita delle persone.
Colpisce che atei e ricercatori giungano a un apprezzamento nuovo della religione. Sono passati i giorni quando la fede veniva semplicemente derubricata. Nondimeno, io temo che le loro vacilleranno quando una domanda basilare ed ovvia, che nessun ricercatore ha mai sollevato, verrà posta: "È possibile che il benessere umano abbia davvero qualche cosa a che fare con Dio?".

Leggi l'articolo intero su The Tablet

giovedì 19 aprile 2012

Fondamentalismo in Mali. "lo credevamo un piccolo serpente..."


L'arcivescovo di Bamako, il vescovo Jean Zerbo, ha detto che "dobbiamo fare un mea culpa per la crisi generale in Mali oggi". "Non siamo stati all'altezza della situazione, non siamo stati in grado di decifrare la portata dei segnali della crisi... Siamo passati davanti al cieco di Gerico ma non ci siamo fermati... Abbiamo visto il fondamentalismo avanzare, ma abbiamo pensato fosse un piccolo serpente, e ora si manifesta un boa. "" Vis-à-vis il serpente del fondamentalismo, non ci rendevamo conto del pericolo. Abbiamo visto arrivare, ma avevamo preso per un piccolo serpente: oro, ha dimostrato di essere un boa!
Dal punto di vista politico, credo che il MNLA inseguaun sogno non cindiviso dalla stragrande maggioranza dei nordisti. I popoli del Nord non vogliono l'indipendenza dall'Azawad. Tuttavia, dobbiamo continuare i nostri sforzi per decentralizzare e riconoscere che nordisti e sudisti hanno molto sofferto per gli scontri fra Nord e Sud dopo l'indipendenza".

"Sul piano religioso - continua - c'è una forma di psicosi tra i cristiani. Quelli del Nord hanno vissutouna esperienza simile a quella dei discepoli dopo la morte di Cristo: sono stati perseguitati perché cristiani, e costretti a nascondersi per evitare la morte. Al tempo stesso, questA SITUAZIONE non deve indurci a prendere le armi, come Pietro la notte dell'arresto di Cristo. Gesù non ha voluto che i suoi seguaci combattessero per lui".

Leggi l'intero articolo dalla fonte La Croix

mercoledì 18 aprile 2012

Fondazione Corrado Alvaro: è morto il primo presidente p. De Fiores

E' morto presso l'Ospedale Sant'Anna di Catanzaro Padre Stefano De Fiores, promotore e primo presidente della Fondazione Corrado Alvaro.

Padre Stefano De Fiores nasce a San Luca (RC), il 2 ottobre del 1933, è ordinato sacerdote nella Basilica di Loreto, il 21 febbraio del 1959, e celebra nel suo paese natio, San Luca, la sua prima Santa Messa. Consegue la Licenza in teologia presso la Pontificia Università Lateranense, mentre nel 1973 si Laurea in Teologia Spirituale, "summa cum laude", presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma - Facoltà di Teologia, Istituto di Spiritualità - con una tesi dall'eloquente titolo: "Itinerario spirituale di S. Luigi Maria di Monfort (1673-1716) nel periodo fino al sacerdozio (5 giugno 1700)". Lo stesso studio accademico è pubblicato, l'anno successivo, dalla famosa University of Dayton. Conseguita la Laurea, pubblica il primo di una lunga serie di libri, intitolato: Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, in seguito al quale è chiamato a insegnare Mariologia alla Pontifica Facoltà Teologica "Marianum", presso Roma. Diventa, ben presto, un mariologo di fama mondiale, al punto che è incaricato di elaborare documenti fruiti dal Santo Padre, Giovanni Paolo II, come pure a offrire la sua intensa collaborazione presso la Segreteria di Stato del Vaticano.

Padre Stefano De Fiores è stato tra i promotori e il primo presidente della Fondazione Corrado Alvaro, attualmente era componente del Comitato Scientifico.

Mariologo di fama mondiale, organizzatore di convegni di mariologia, ha pubblicato oltre trenta libri dedicati alla Madonna, Suo il primo libro della collana scientifica della Fondazione C. Alvaro, diretta dal presidente prof. Aldo M. Morace, "Itinerario Culturale di Corrado Alvaro".

martedì 17 aprile 2012

Russia/ Seminario sul bello, fra cattolicesimo e ortodossia

Si tiene oggi e nei prossimi giorni a Mosca una conferenza promossa dall'Istituto Italiano di Cultura, dall'Università Cattolica di Milano e dall'Università Ortodossa San Tichon di Mosca. L'incontro è "significativo sia dal punto di vista scientifico sia dal punto di vista ecclesiale" ha detto il professore Adriano Dell'Asta direttore dell'Istituto. Il titolo dell'incontro è "Le sorti del bello: la bellezza nella prospettiva delle scienze umanistiche".

All'apertura prenderà parte l'ambasciatore Antonio Zanardi Landi, Paolo Pezzi, arcivescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, e il metropolita ortodosso Ilarion, responsabile delle relazioni estere del Patriarcato di Mosca. Ci sarà inoltre Vladimir Vorob’ev, Rettore dell’Università Umanistica Ortodossa San Tichon di Mosca.

Domani interverrà tra gli altri anche Don Francesco Braschi, Dottore e Pro-Segretario Generale della Biblioteca Ambrosiana, Direttore della classe di slavistica dell’Accademia Ambrosiana a Milano.

venerdì 13 aprile 2012

Famiglia: Milano attende il papa con un girotondo

Milano attende il Papa, con un grande girotondo.

E' pronto infatti lo spot ufficiale dell'Incontro Mondiale delle Famiglie in programma nel capoluogo lombardo dal 30 maggio al 3 giugno.
Partendo dalla simbologia archetipica e universale dell'albero, il filmato racconta l'importanza dell'accoglienza e dell'armonia come valori fondanti di ogni famiglia e, per estensione, della famiglia globale per eccellenza, la Chiesa.

Uomini, donne, bambini di ogni età e provenienza si stringono in un girotondo che rappresenta un mondo multietnico, accogliente e armonioso. Tutti insieme felici in attesa di Papa Benedetto XVI.

Lo spot viene distribuito in 5 lingue, italiano, spagnolo, portoghese, francese, inglese.



Il papa ai parroci austriaci: severità e dialogo

(Foto: Osservatore Romano/AFP/Getty Images)

L’«appello alla disobbedienza» di 450 tra preti e diaconi austriaci (più del 10% del clero locale come ripreso sul n. 28 del 2011 di "Settimana") ha conosciuto un salto di qualità con l’intervento del papa alla messa crismale del giovedì santo (5 aprile). «Di recente un gruppo di sacerdoti in un paese europeo ha pubblicato un appello alla disobbedienza, portando al tempo stesso anche esempi concreti di come possa esprimersi questa disobbedienza».

Due gli elementi che il papa evidenzia come non recepibili: la richiesta dell’ordinazione delle donne al ministero («la Chiesa al riguardo non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore»), e la disobbedienza come via alla riforma («La disobbedienza è una via per riformare la Chiesa? … o non piuttosto soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?». L’argomentazione non si limita a evidenziare una possibile contraddizione dell’invocata disobbedienza, ma si domanda se essa non abbia una legittimazione evangelica come correzione alle tradizioni umane. E risponde sottolineando come l’istanza critica abbia in Gesù un’autorevolezza non trasferibile e una logica di oblatività, umiltà e obbedienza assai lontane dalla semplice negazione. Inoltre, rifiuta di identificare l’invito all’obbedienza ecclesiale come la semplice difesa del tradizionalismo e dell’immobilismo facendo notare che i moti spirituali più creativi, anche recenti, sono condotti dalla dinamica dell’obbedienza, della speranza e dell’amore.

E' possibile leggere tutto l'articolo sul n. 15 di "Settimana" appena uscito.


giovedì 12 aprile 2012

Rivelazione e rivelazioni private

Nella pratica del ministero e nel vissuto delle parrocchie emergono regolarmente domande e sollecitazioni sui luoghi antichi e nuovi delle apparizioni della Vergine. Nell'approfondimento sull'ultimo numero di "Settimana" (n. 5), si può trovare come utile riferimento una nota elaborata dal Comitato teologico dell’assemblea dei vescovi cattolici del Québec (Canada), datata 22 giugno 2011.

Mistagogia: compito della Chiesa

Il temine “mistagogia” è il titolo in prima pagina del prossimo numero di Settimana. Si tratta di un'intervista A Goffredo Boselli, monaco della comunità monastica di Bose, membro del comitato scientifico dei convegni internazionali di liturgia collaboratore della Commissione episcopale per la liturgia della Conferenza episcopale italiana.

L'utilizzo di questa parola in prima pagina, in un titolo, è un disastro dal punto di vista comunicativo. Significa: introdurre i fedeli alla comprensione dei riti e a nutrirsi della liturgia che celebrano. Come la lectio illumina la Scrittura, la mistagogia permette di gustare il rito.

Molti elementi della nostra Chiesa e della pastorale saranno messi alla prova nel prossimo futuro. Un processo di smagrimento che enfatizza gli elementi essenziali, fra cui la liturgia e la necessità della comprensione spirituale ed esistenziale dei riti. Un processo di intelligenza e interiorizzazione che va sotto il termine mistagogia.

martedì 10 aprile 2012

I monaci del Tibet

Dal marzo 2011 sono ormai 33 le immolazioni di monaci e monache dei 1787 monasteri del Tibet. Scelte drammatiche e radicali contro la presenza occupante dei cinesi e la loro pretesa di sradicare cultura, culto e identità locali. Tutti i templi sono stati messo sotto il controllo diretto dei funzionari politici e, per la prima volta dall’ottavo secolo, non sono più gestiti dai monaci stessi. La condizione monastica, separata dal contesto abituale eppure centrale per i significati simbolici del vivere, interpreta esigenze storiche e civili di alto profilo; prima che esse implodano in violenze incontrollabili. È successo nei primi anni 60 in Vietnam, in Birmania (Myanmar) nel 1988 e nel 2007 e ora in Tibet. «Il desiderio di un’armonia differente con il mondo, con Dio, con gli altri, con se stessi» che caratterizza il monachesimo come fenomeno «universalmente umano» (T. Spidlik) lo abilita ad essere «unito a tutti nella tensione spirituale, nella ricerca di senso, nella lotta al dolore, nella libertà di porsi al servizio dell’altro» (E. Bianchi).

(Foto da Asianews.it)

lunedì 9 aprile 2012

Venezuela, nello slum si rivive la passione di Cristo

Petare, uno dei più grandi slum al mondo nella periferia di Caracas, celebra la passione di Cristo. La via Crucis e la crocifissione attraggono gli incalcolabili residenti: adulti e bambini partecipano ai riti del venerdì Santo che si concluderanno con la resurrezione di Cristo.

Qui un video della cerimonia dell'agenzia TM News.

Sulla vita negli slum si è parlato anche nell'articolo apparso sul n. 13-14 di "Settimana" che ha riportato i dati del Rapporto su minori e urbanizzazione di Unicef.


domenica 8 aprile 2012

E' Pasqua per sempre

(Foto: Anjum Naveed/Associated Press)


La morte non ha spiegazione,
coglie di nero improvvisa
della vita l’ala distesa
e l’atterra implacabile.

Nell’estremo momento
sia sola e fidata speranza
la dolce presenza di Chi,
risorto dopo tre giorni,
ha sorpreso la morte,
nell’atto stesso di farne
un puro parto di vita:
ed è Pasqua per sempre.

(Alda Merini)


sabato 7 aprile 2012

Card. Caffarra: I preti combattano il rischio di diventare casta

I preti devono "combattere sul nascere" il "rischio di diventare una casta" dal momento che non devono fare i conti tutti i giorni delle tribolazioni delle donne e degli uomini, non avendo il problema della casa, della perdita del lavoro, dello stipendio. E' l'avvertimento che il cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, ha lanciato a tutto il presbiterio durante la celebrazione della messa crismale in cattedrale. La Chiesa - ha detto il vescovo - non deve sentirsi una "sorta di azienda in fallimento", e i sacerdoti devono avere più fede nel loro lavoro apostolico.

"Ogni evasione dalla storia, dalla vita tribolata di ogni uomo, è inammissibile nel sacerdote" ha spiegato Caffarra, per il quale "va combattuto al suo nascere ogni rischio di diventare una casta e, cari fratelli, questo rischio esiste" dal momento che "nessuno di noi ha il problema della casa, nessuno di noi rischia di perdere il lavoro, dal momento dell'ordinazione abbiamo assicurato lo stipendio". L'invito del cardinale durante l'omelia è di "portare sulle spalle ogni persona" in questo particolare contesto storico: sentirsi "uniti con chi ha il cuore spezzato e con chi è privo di libertà; con chi è umiliato e oppresso; con chi è emarginato e disprezzato, o disperato e divorato dal non-senso".

Secondo l'arcivescovo di Bologna "a volte siamo tentati di pensare che l'estraniarsi da Dio da parte del mondo, sia un processo inarrestabile. La conseguenza potrebbe essere di sentirci come dei 'residui' di un passato ormai tramontato. Ci viene da pensare che la stessa Chiesa sia come una sorta di azienda in fallimento. Le tentazioni di rifugiarsi in evasioni pseudo monastiche o spiritualistiche possono attrarci: la "fuga dal mondo".

giovedì 5 aprile 2012

Giuda non è più tra noi

Il card. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, durante la messa per i dipendenti vaticani alla vigilia del triduo pasquale, commentando il racconto evangelico sul tradimento di Giuda per trenta monete d'argento ha detto: «E' possibile diventare Giuda, è possibile cioè diventare traditori di Dio, traditori della bontà, traditori dell'umiltà, traditori della carità. Giuda è sempre presente nella storia della Chiesa come rischio reale di ciascuno». Tanto è bastato per conquistarsi il titolo: "Vaticano, card. Comastri: Giuda è sempre presente tra noi".

Ma non è così. Giuda, infatti, non c'è più. Si tradisce sullo "stile giudesco", solo perché si ha un'appartenenza forte (in questo caso ad un gruppo, alla Chiesa) e una identità precisa (di discepolo, o di cristiano). In sostanza si tradisce sul "modello Giuda" soltanto in un contesto ecclesiale, altrimenti è un po' come rapportare i mosaici di Ravenna con le opere di un fotografo contemporaneo.

Quindi in un contesto civile cos'è il tradimento di Giuda? E' un tradimento inesistente.

martedì 3 aprile 2012

A Cuba e in Messico

Rinnovamento nella fede e nella vita politico-sociale. È il messaggio portato da Benedetto XVI nel viaggio in Messico e a Cuba, 23° pellegrinaggio.

Parlando di Cuba con i giornalisti, in aereo, il papa ha notato che l’epoca del marxismo è finita. Tanto è bastato a leggere le sue parole come un’indicazione al regime cubano. Prontamente il ministro degli esteri de L’Avana ha risposto che il governo è pronto al dibattito. Nel viaggio c’è stata l’occasione per trattare quei temi politico-sociali che stanno particolarmente a cuore alla Chiesa. Prima di tutto la violenza che attanaglia il Messico e, in secondo luogo, la rivendicazione dello spazio di azione della Chiesa stessa, sia in Messico che a Cuba, come fattore di crescita civile e di progresso sociale.

Non si sono affrontati problemi ecclesiali specifici dei due paesi, pure esistenti. La nuova evangelizzazione deve toccare l’America Latina, nonostante qui viva oltre la metà dei cattolici del mondo e dunque sembri superflua. Infatti, troppo rilevanti sono i problemi che si chiamano violenza, criminalità, narcotraffico, democrazia da realizzare, lotta alla povertà, spazi per le giovani generazioni, sanità e rispetto per la vita e la famiglia.

(da "Settimana" n. 13-14)


lunedì 2 aprile 2012

Immigrati: Diocesi Milano preme su ius soli

(Foto: Adnan Abidi/Reuters)

«La giunta del Consiglio pastorale diocesano dell'Arcidiocesi di Milano, sentiti il Coordinamento diocesano, associazioni, gruppi, movimenti ecclesiali, intende rivolgere un appello ai politici, affinché promuovano una riforma delle norme sull'acquisizione della cittadinanza italiana, riconoscendola ai minori stranieri nati in Italia, senza dover attendere la maggiore età, eliminando così limitazioni a diritti e facoltà ingiuste e non comprensibili per chi è di fatto sin dalla nascita inserito nella vita civile e sociale del Paese". E' quanto si legge nell'appello rivolto ai "parlamentari europei e nazionali e consiglieri regionali della Regione Lombardia residenti nella Diocesi di Milano» dall'organo consultivo (composto da presbiteri, diaconi, consacrati e soprattutto da laici) della Chiesa meneghina, nella convinzione che «occorra, come comunità cristiana, affrontare le sfide dell'immigrazione non solo sul piano degli interventi caritativi ed emergenziali ma anche e soprattutto su quello educativo, culturale e pastorale, affinché si pongano le condizioni di quel “vivere insieme” (convivenza), principale obiettivo da perseguire di fronte all'attuale fenomeno migratorio».

Auspicando «un sereno confronto tra politici e istituzioni per una valutazione serena e obiettiva delle norme sull'immigrazione, in rapporto al rispetto della dignità umana, alla tutela della vita e della famiglia, alle esigenze di giustizia sociale», il Consiglio pastorale diocesano «confida che i rappresentanti del potere legislativo colgano l'occasione per porre mano ad una riforma semplice, ma di alto valore civile, auspicata anche dal Capo dello Stato».

Nella sua lettera-appello, il Consiglio ricorda il recente intervento del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti, «il quale, ricordando le parole del Papa, ha affermato che “una persona che è nata, cresciuta e formata in un dato Paese ovviamente se ne sente cittadina ed è giusto che lo sia anche giuridicamente, anche se i suoi genitori provengono da un'altra nazione... la cittadinanza non è solo atto giuridico che si trascrive in un registro, è un atto di cultura”».

(Fonte: TMNews)


Cattolico adulto, impegnato o... obbediente


Tra "casta", crisi della politica e insediamento del "governo tecnico", sta per tornare di moda un altro termine (tutto italiano): quello del "cattolico adulto". Chissà se si riferiva a questo Benedetto XVI quando, nel 2008 a Cagliari, parlò per la prima volta di una "nuova generazione" di cattolici impegnati a livello sociale e politico. Su questo tema, a più riprese e a tutti i livelli, si è discusso. In questi giorni il termine (non tanto il ragionamento) è riemerso.

Ci ha pensato, per esempio, Francesco Bei su "Repubblica" del 25 marzo, dove elencando i possibili candidati al Quirinale nel 2013 cita l'ex premier Romano Prodi come un "cattolico adulto".
Raniero La Valle, nel 2008 (su La Rocca n. 7) aveva avvertito: «Con Prodi esce dalla politica dei partiti e del Parlamento l'ultimo "cattolico adulto". E' molto improbabile, nelle attuali condizioni, che ce ne possano essere altri. La Chiesa non gradisce. Non è una novità di Ruini. La consegna della Chiesa italiana (con la breve parentesi del pontificato roncalliano) ai cattolici impegnati nelle politica, non è mai stata quella di essere "adulti", ma di essere obbedienti».

Parlando del "bipolarismo delle gerarchie ecclesiastiche", il direttore de "Il Regno" Gianfranco Brunelli (nell'editoriale n. 2/2012) considera chiusa la "generazione di cattolici" impegnanti in politica e al servizio del Paese sul modello dell'esperienza storica della DC. «L'elaborazione piuttosto rigida della nozione di "valori non negoziabili" - scrive riferendosi all'incontro delle associazioni cattoliche a Todi - è la formula con la quale si prende atto della secolarizzazione dello stesso mondo cattolico e ci si riserva, da parte ecclesiastica, il diritto d'intervenire pubblicamente sui temi che maggiormente interessano la gerarchia e determinare, di fatto, in funzione di quella rigidità, la maggiore o minore vicinanza di singoli e di gruppi alle posizioni della Chiesa».

Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, certamente non utilizza il termine "cattolico adulto" nei suoi discorsi. Al termine della sua prolusione al Consiglio permanente del 26-29 marzo, ha affrontato un passaggio in cui richiama il «contributo perdurante - e semmai intensificato - dei cattolici al difficile momento della Nazione e dell'Europa», citando l'incontro di Todi e lo sviluppo di sempre più "scuole di impegno socio-politico".

Il ministro (cattolico) Renato Balduzzi, in un'intervista a "Settimana" (n. 11) accantona il termine "adulto" e preferisce quello di "sentinella": «Il ruolo di chi avverte che un'alba nuova è vicina e che, in qualche modo, essa può essere prefigurata da un lavoro culturale, professionale ed intellettuale».


Salviamo gli atei

Il 24 marzo circa 20.000 umanisti-atei si sono radunati nella spianata del National Mall di Washington per chiedere la difesa dei loro diritti e la loro piena cittadinanza americana. Una ventina di associazioni hanno convogliato nella capitale la protesta contro le forme radicali della religiosità politica americana. Trasferire il contesto americano al nostro è assai poco produttivo. Con la crisi delle ideologie, tuttavia, anche gli atei “nostrani” hanno improvvisamente perso quel ruolo di avanguardie della coscienza storica che era stato loro indebitamente riconosciuto. Ma il credente sa di avere bisogno dell’inquieta ricerca dell’ateo e riconosce in se stesso alcune delle sue domande. Il vero pericolo in Europa non viene da loro, ma da quella deriva agnostica che è interessata alla religione e indifferente alla fede, che per essere laica è “ovviamente non religiosa”, che si astiene dall’impegno critico e teorico sui problemi dei fondamenti. E che devasta il costume, l’ethos e la coscienza pubblici senza esserne consapevole.