Suonano alla porta. La mamma va ad aprire. Il piccolo è subito dietro di lei e,
sulla soglia, non vede la faccia del corriere ma solo un grande pacco che lo
copre dalla cintura in su. La mamma chiede prudentemente di controllare il
contenuto, firma il tagliando di consegna e dice al ragazzino: «Guarda che
fortuna! È arrivato proprio il giorno del tuo compleanno!». Salti di gioia!
Anche il cane scodinzola.
Aveva scelto, insieme a papà, su Internet,
un monitor nuovo per il suo PC, così i film avrebbero avuto colori brillanti e i
giochi effetti più realistici.
«Mettiamolo nella mia stanza! Mettiamolo
nella mia stanza!». «E va bene, mettiamolo nella tua stanza, ma devi aspettare
stasera quando torna papà. Lui è capace di installarlo, io no. Questa è la
regola: non toccare nulla prima che arrivi papà». «Sì, sì, te lo prometto; però
mettiamolo nella mia stanza!».
Ma qualche ora è troppo per chi –
esageratamente coccolato – è abituato ad avere tutto subito, come il monitor
nuovo alla sua età. E allora, mentre la mamma è indaffarata in cucina, sfila
piano piano l’oggetto fantastico dall’involucro, un po’ arruffato dopo il
controllo della mamma. Un po’ la frenesia, un po’ il peso dell’oggetto... gli
scivola di mano e – per la Legge di Murphy – batte di spigolo. Uno scricchiolio
fa pensare male.
Il bimbo riavvolge in fretta il monitor
nelle sue bende di plastica a bollicine e lo ripone nello scatolone. Si sa, i
bimbi sono convinti che, coprendosi gli occhi, nessuno li
veda...
Arriva papà. Festa. «Papà, installa il
monitor prima di cenare, ti prego!». «Va bene, oggi è il tuo compleanno, comandi
tu!». E la mamma: «Non mi pare che gli altri giorni sia
diverso...!».
Papà intronizza il monolito nero sul
tavolino... c’è qualcosa di strano. Basta accenderlo e... si palesa un crepa in
diagonale. Tutto attorno i colori disegnano sullo sfondo frattali curiosi e
finanche piacevoli, se non fosse che decretano l’inutilizzabilità dell’oggetto
prezioso per gli scopi propri.
«Cara, ma non hai controllato il pacco prima
di firmare la ricevuta?». «Sì che l’ho controllato! – dice mamma – e ti assicuro
che era a posto». Rivolta al figlio: «Mi avevi promesso che avresti aspettato
papà!». «Ma io non ho fatto niente, mamma!». «Allora qualcuno mi deve spiegare –
interviene papà raccogliendo un pezzetto di plastica nera da terra – come mai
questa scheggia era fuori dallo scatolone e... si incastra perfettamente
qui!».
«È colpa sua!», dice umiliato ma non vinto
il ragazzino. «Io non volevo che lui si rompesse e perciò non doveva rompersi. E
se tu, papà, stavi a casa dal lavoro, questo non sarebbe
successo!».
«Lasciamo perdere, Silvietto, che
abbiamo cose più importanti da fare...».