martedì 15 ottobre 2013

Priebke. Preghiamo

Il Corriere della sera lancia un sondaggio sulla domanda: «Erich Priebke era credente. Ha diritto ai funerali in chiesa?». Comprendo la necessità di provocare e semplificare quando si vogliano ottenere risposte numerose in bianco e nero (sì o no). Non mi ritrovo nel sì e nemmeno nel no. Se si domanda se ne abbia “diritto” la mia risposta è no. Non perché è Priebke, ma perché nessuno ha “diritto” alla misericordia di Dio o alla benedizione della Chiesa. Neanche il papa. Pretendere i funerali in chiesa, come fa Paolo Giachini, il suo legale, rende già per se stessa la domanda “irricevibile”. Diverso è domandarsi se la comunità cristiana possa o debba pregare per chiunque, a prescindere dal giudizio che ciascuno di noi possa dare su una persona. Sono rimasto rattristato dal rifiuto delle esequie cristiane a Piergiorgio Welby, che aveva tolto a sé la propria vita per ragioni di cuore, mentre si celebravano i funerali solenni di Pinochet che la vita l’ha tolta a tanti per ragioni di potere. Senza che debba assumere forme pubbliche, senza che debba culminare necessariamente in una sepoltura, penso che la comunità cristiana faccia bene a pregare per Priebke. Perché sia fatta su di lui e sulle sue vittime la volontà del medesimo Dio, che esercita la sua giustizia per dare la vita; anche nei confronti di chi ha esercitato l’ingiustizia e ha “giustiziato” degli innocenti. Una preghiera non perché lui abbia vissuto il vangelo, ma perché noi vogliamo viverlo.