martedì 28 febbraio 2012

Ci illumineranno.


Inizio di Quaresima a Milano con i fuochi d'artificio... anzi con l'illuminazione del Duomo.
Per invitare tutti i fedeli a pregare - e ad ammirare lo spettacolo di luci e colori - la diocesi ha ingaggiato una delle più quotate agenzie di comunicazione italiane (IGPDecaux per la comunicazione esterna e AmmiroY2K).

Il messaggio pubblicitario, diffuso su internet e oggi sui quotidiani nazionali, è semplice: "Il 28 febbraio alle 20, il Duomo di Milano Ti illuminerà".

L'arcidiocesi, sul suo portale, spiega meglio l'evento: "In occasione dell'apertura del cammino di preghiera e catechesi quaresimale con l'Arcivescovo, le architetture del Duomo vibreranno, i colori si sentiranno, i suoni si potranno vedere". Si tratta di "un evento per la città, non solo per i credenti - ha detto mons. Gianni Zappa, moderator curiae, in una conferenza stampa - per attirare l'attenzione sul cammino quaresimale e sul messaggio di accoglienza".

Costo della video installazione, pagato per tre quarti da IGPDecaux e par un quarto da AmmiroY2K (che ha realizzato anche i soggetti della campagna), è stimato in 50.000 euro, mentre la campagna teaser ha utilizzato spazi per un costo ‘virtuale’ di 700.000 euro.

Diretta video su www.chiesadimilano.it.

lunedì 27 febbraio 2012

Hick

Il 9 febbraio è morto in Inghilterra John Hick (nato nel 1922), filosofo e teologo, esponente della cosiddetta “teologia pluralista”, assieme a Paul F. Knitter.

Da quel versante è arrivata anche nel dibattito teologico cattolico la scansione ormai comune dell’interpretazione del rapporto fra le religioni: dall’ecclesiocentrismo (nessuna salvezza fuori della Chiesa) al cristocentrismo (nessuna salvezza fuori di Cristo), al teocentrismo (nessuna salvezza fuori di Dio). Un percorso variamente ripreso e discusso per la sua appartenenza alla filosofia delle religioni più che alla teologia. E censurato dalla dichiarazione Dominus Iesus.

La memoria di questi dibattiti serve a indicare un punto critico della condizione ecclesiale e pastorale italiana e non solo. Essa è confrontata più direttamente e immediatamente dalla condizione interreligiosa che dalla presenza delle diverse confessioni cristiane.

Pur sperimentando alcune buone pratiche, alcuni esempi luminosi e una positiva disponibilità, sconta la mancanza di una teologia all’altezza. Sarà presto necessaria. C’è libertà per farla?


Apparso su Settimana n. 8

mercoledì 22 febbraio 2012

Voglio notizie

Uscire dal carcere è già abbastanza difficile. Ma non crediate sia facile ... entrarci! Da incensurati, dico. La neve abbondante di questi giorni ha reso difficile perfino arrivarci.

Ho incontrato casualmente un «ristretto», già piuttosto agitato di suo, in crisi di panico perché sua moglie non era venuta a colloquio, come fedelmente sta facendo da qualche anno, tutte le volte che viene concesso. «Non le sarà mica capitato qualcosa? Magari, a muoversi con questa neve ... e se le fosse capitato un incidente??? Devo assolutamente avere notizie di lei, ma ho esaurito le telefonate ... è sabato ... prima di lunedì non riesco nemmeno a chiedere di spedire un telegramma». Ansia. «Ma vedrai che con questa neve non ha potuto nemmeno partire», dico io. «E se però fosse partita? Allora vuol dire che non è arrivata!!!». Terrore.

Uscito, chiamo la moglie al telefono e mi conferma che la macchina è rimasta sepolta dalla neve, le strade erano pessime e i treni non erano affidabili: rischiava di partire e non arrivare in tempo. Pensava che fosse ovvio. Ma, al di là del caso singolo, le cose da dentro assumono sempre proporzioni ed effetti imprevedibili. «Gli manderò un telegramma per spiegargli». «Sì, è meglio. Anzi, lo faccia al più presto».

Ancora una volta sfioro l’eresia, ma mi è venuto da pensare che forse anche Dio mi aspetta «con ansia» all’appuntamento della preghiera. Anche se è un dialogo ripetitivo fra due parti di mondo diverse e separate. Forse anche lui è «in ansia» se non ha notizie da me direttamente. E forse io do troppo facilmente per scontato quello che per lui – sempre nuovo davanti a ogni cosa – scontato non è.

lunedì 20 febbraio 2012

B come Benedizione

La benedizione è un'invocazione della (di una divinità) su qualcuno o qualcosa. Per estensione, è un'invocazione di bene per qualcuno o qualcosa. Nella Bibbia benedire significa “parlare bene di”. Quante volte abbiamo dato e ricevuto benedizioni! Nella pastorale il “dire bene” non è scontato quando soprattutto ci si trova a dovere confrontarsi con opinioni e metodi diversi nell’annuncio del vangelo. Il “benedire” significa ammettere che c’è sempre qualcosa di divino nell’altro qualunque esso sia e qualsiasi cosa possa dire. Il “dire bene” implica invocare tutte le energie personali per costruire la comunione come Dio la vuole. Dio dice sempre bene di noi, perché ci vuole bene. Il credente “benedice” ogni realtà e ogni persona sapendo che dentro ogni realtà c’è Dio che opera. Non ci resta che “benedire” per non “dire male” dell’opera della creazione di Dio.

mercoledì 15 febbraio 2012

L'editto bulgaro di Celentano

Celentano che invoca la censura, di Avvenire e Famiglia cristiana! Solo perché qualche riga aveva sollevato perplessità su una carità fatta di cachet miliardari, e cioè contrari alla giustizia...

Aveva detto Famiglia cristiana

N come Neve e Notizia


A Bologna, in questi 15 giorni, è venuto giù almeno un metro di neve (10 mm di pioggia, per spiegarlo ad Alemanno), su una città di mezzo milione di abitanti. Però radio e TV non hanno quasi mai parlato di questa città. Gran cassa invece per i 10 cm di neve di Roma (1 mm di pioggia per spiegarlo ad Alemanno). Probabilmente perché Bologna se l'è cavata, con tanti disagi, ma senza sostanziali blocchi dei servizi e con una buona risposta della popolazione e dell'amministrazione. Dovrebbe essere questa la notizia.

martedì 14 febbraio 2012

A come Adorazione

Se oggi si parla di “adorazione” vengono in mente i narcisisti, i succubi del potere, gli idolatri. Si tratta di un termine che ha bisogno di essere spiegato e di essere integrato nel “suo” mondo “semantico”.Nella pastorale l’adorazione è il luogo del fare silenzio per accogliere una “presenza” che colma una nostra “assenza”. Nella vita parrocchiale c’è spazio molto alle attività e poco al silenzio. Marta (immagine dell’attivismo pastorale) e Maria (immagine della contemplazione che a volte diventa spiritualismo) a volte convivono senza farsi male, a volte litigano per cercare di avere la meglio l’una sull’altra. E mentre Gesù è lì che parla, le due “anime” litigano tra di loro… e non c’è nessuna delle due che ascolta. Se è vero che il fare è preceduto dall’essere, la pastorale è chiamata ad “ascoltare” per “fare” l’annuncio. La contemplazione e l’azione sono due azioni chiamate a essere “amiche intime” e non “nemiche”. L’una è a servizio dell’altra e viceversa.

Cuore di statua... giovane



E' partita la macchina organizzativa della Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Rio De Janeiro a luglio 2013. Il titolo era già stato annunciato "Andate e fate discepoli in tutto il mondo". Ora è pronto anche il logo, come si racconta in questo articolo di Avvenire.



E' un cuore stilizzato di colore blu, giallo e verde, che contiene all'interno la statua stilizzata del Cristo Redentore, simbolo della città brasiliana.





L'immagine "coordinata" della GMG è presentata nel video con riprese attorno alla statua gigante... che ad un certo punto viene rivestita dei colori della bandiera del Brasile. Alla fine del video al Cristo di 38 metri comincia a pulsare il cuore. Sulle note di "All we are" degli Sugarland. "Tutto quello che siamo... siamo giovani" canta la band americana.



40

Trovare le informazioni su Wikipedia dà un po’ di sicurezza che non si tratti soltanto di leggenda o mitologia. Si era fatta notte e di lì a poche ore la band avrebbe dovuto abbandonare gli studi di registrazione. Poco tempo, un’idea musicale che poteva reggersi anche solo su voce, basso e batteria, ma niente testo. Il bassista se ne era già andato e – negli anni senza cellulari – non era raggiungibile. Il chitarrista, già soprannominato «The Edge», lascia il suo strumento e – unico caso nella storia della band – prende il basso. (Ormai è evidente che stiamo raccontando degli U2). L’album che stanno finendo di registrare si intitola War (1983) e contiene brani che parlano dei sanguinosi scontri con la polizia per le strade di Derry (Irlanda del Nord) nel 1972; della rivolta di Solidarnosc (Polonia) agli inizi degli anno ’80. È il loro terzo album, di forte intensità politica, copertina compresa. Il leader e voce del gruppo, Bono – padre cattolico, madre protestante – ha un’acuta sensibilità spirituale, che manifesta senza complessi anche nelle canzoni delle quali di solito è autore.
Quella notte manca dunque il testo per l’ultimo brano del disco. Bono apre la Bibbia al Salmo 40 (39) e comincia a cantarlo su quella manciata di note e di minuti che avevano tra mano. «Ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido...». È un Salmo caro a noi dehoniani. Peccato che abbiano dovuto spegnere prima di arrivare a «Ecco, io vengo, per fare la tua volontà».
È documentato che negli anni successivi, quando la loro popolarità esplode, gli U2 proponessero 40 come ultimo brano dei loro concerti, invitando le folle di giovani a terminare con una preghiera. «Canterò un canto nuovo. Quanto a lungo dovrò cantare?».

I cacciabombardieri F35? Sono armi di distruzione

Voglio condividere con i lettori di Jesus alcune mie considerazioni in merito alle spese militari e agli aerei da guerra F35, che saranno assem- blati a Cameri (No), visto che io abito lì vicino. Mi colpisce positivamente il fatto che, dopo tanto silenzio, anche i grandi mezzi d'informazione stanno parlando di questa folle spesa per aerei cacciabombardieri. Recentemente è intervenuto anche il presidente di Pax Christi, monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia. Ma mi colpisce purtroppo anche la continua insistenza su cose chiaramente non vere che spesso i politici, e non solo, continuano a dichiarare.
Ogni volta la bugia stupisce, o almeno dovrebbe. E ancora di più se la bugia riguarda strumenti di morte. In questi primi giorni del 2012, mentre su molti giornali si parla dei cacciabombardieri F35 previsti a Cameri, in provincia di Novara, interpellato da Lo Stampo, Diego Sozzani, presidente della Provincia di Novara, ha affermato: «Gli F35 non devono essere visti come armi ... ». Verrebbe da ridere, ma c'è da piangere! C'è da indignarsi per una bugia così grande che cambia il senso alle cose, Con queste bugie si creano le premesse per accettare la guerra, per portarla nelle scuole come un'opportunità per i giovani. La guerra viene svuotata della sua atrocità, dolore e morte. Quasi una cosa bella. I bombardamenti diventano interventi umanitari o missioni di pace, e i morti ... «effetti collaterali». Rischiamo di farci l'abitudine e di non indignarci più.
Siamo a pochi giorni dall'anniversario dell'inizio della prima guerra del Golfo (17 gennaio 1991). Invito il presidente Sozzani a vedere alcuni luoghi di Baghdad (ho conservato le foto) colpiti dai bombardamenti dove le persone, carbonizzate, sono state scaraventate contro le pareti e sono visibili le sagome delle mamme con in braccio i loro figli. Ma no, tranquilli, dice il presidente, questi aerei F35 non sono armi.
Qualche mese fa a Pontida, l'allora ministro degli Interni, Roberto Maroni, aveva detto «non sono intelligenti» parlando dei missili lanciati contro la Libia. Un altro presidente, Roberto Cota, novarese anche lui, non perde occasione per osannare questi cacciabombardieri
F35, predisposti per lanciare anche ordigni nucleari. Ma allora, questi missili sono o non sono intelligenti? Ma gli F35 lanciano missili che uccidono oppure, per stare sui prodotti tipici del novarese, lanciano Pavesini? Ce lo dicano questi due presidenti. Sono armi o no? Sono intelligenti (i missili) oppure no? E dire che l'anno era iniziato con l'invito del Papa a educare i giovani alla giustizia e alla pace!
Ma come possiamo essere credibili nei confronti dei giovani se diciamo bugie così gravi? Se un ragazzo a scuola dice che gli elefanti di Pirro erano camosci, minimo va al posto con un 4. E non so che reazione avrebbero i risicoltori novaresi se il Presidente dovesse dire che le risaie che stanno intorno a Novara sono vasche per idromassaggio. C'è da ridere? No. C'è da preoccuparsi .

Don Renato Sacco, parroco a Cesara, diocesi di Novara

La lettera di don Renato Sacco, da anni impegnato in percorsi di non violenza come membro di Pax Christi, della redazione di Mosaico di pace e della Commissione giustizia e pace dello diocesi di Novara, ci invito o una riflessione seria. Non si può parlare di pace in modo generico mentre sul nostro territorio si continuano o produrre armi, nascondendosi dietro giochi di parole.

Da Jesus, febbraio 2012

lunedì 13 febbraio 2012

Anniversario della nascita di Giuseppe Dossetti

Nato a: Genova il 13 febbraio 1913

Prima professione: Piccola Famiglia dell'Annunziata il 6 gennaio 1956

Ordinazione: 6 gennaio 1959

Morte: Oliveto di Monteveglio 15 dicembre 1996

Giuseppe Dossetti nasce a Genova nel 1913, nello stesso anno i genitori si trasferiscono a Cavriago, dove il padre gestisce una farmacia; qui compie i primi studi, per trasferirsi qualche anno dopo a Reggio Emilia a frequentare il liceo cittadino. Si iscrive all’Università di Modena e dopo la laurea si sposta a Milano (Università Cattolica) per perfezionarsi. Qui ha modo di conoscere il gruppo che sarà detto dei “professorini”: Lazzati, Fanfani, La Pira ecc. Rimane costantemente in contatto con la sua Reggio e con Bologna.
Allo scoppio della guerra si intensificano le ricerche e gli studi per un nuovo modello di società e di Stato. Durante la Resistenza Dossetti partecipa alla lotta armata, prima in pianura, poi in montagna. Sarà una esperienza decisiva. Dopo il 25 aprile è chiamato a Roma, cooptato dalla Democrazia Cristiana.
E’ deputato alla Costituente e alla Camera. Diventa vicesegretario della DC di De Gasperi. Sono anni di intensa lotta politica. Dossetti cerca una via politica originale: la costruzione di una democrazia “sostanziale”. Lo scontro all’interno della DC è inevitabile. Nel 1947 fonda in quindicennale Cronache Sociali che sarà un riferimento delle migliori energie del partito democristiano e fucina di tantissimi quadri politici.
Nel 1951, dinanzi all’impraticabilità della sua proposta politica, si ritira dal Parlamento, dal partito e dallo stesso impegno universitario. Si trattava per lui di lavorare profondamente per un rinnovamento della Chiesa che solo avrebbe consentito una diversa qualità della politica dai parte dei cattolici. Decisivo è l’incontro con il cardinale Giacomo Lercaro.
Si dedica alla ricerca storico teologica fondando il Centro di Documentazione e dando vita alla comunità monastica La piccola famiglia dell’Annunziata a Monteveglio. Dopo una breve esperienza nel Consiglio comunale di Bologna, nel 1959 viene ordinato sacerdote. Durante il Concilio Vaticano II è collaboratore di Lercaro e poi fatto pro-vicario a fine Concilio.
L’allontanamento di Lercaro dal soglio episcopale di Bologna coincide con il ritiro di Dossetti nella sua comunità monastica. Vive da allora in diverse case della sua comunità, in particolare in Israele.
Tornò sotto i riflettori della stampa nel 1994, quando espresse pubblicamente la sua preoccupazione per i propositi di stravolgimento della Costituzione repubblicana, che da vari ambienti politici venivano espressi con sempre maggiore chiarezza e radicalità.
Nei suoi ultimi anni di vita, dinanzi ai rischi gravi per la democrazia del Paese, la sua voce si è fatta sentire in difesa della Costituzione.
Dossetti morì il 15 dicembre 1996 e fu sepolto insieme ai martiri dell'eccidio nel piccolo cimitero di Casaglia di Monte Sole.

Altre informazioni: Circoli Dossetti, Wikipedia

giovedì 9 febbraio 2012

Bambini cattolici di Timor Est “rapiti” e islamizzati

Giacarta (Agenzia Fides) – Mille bambini cattolici di Timor Est, sottratti alle loro famiglie oltre dieci anni fa, sono trattenuti con la forza in Indonesia, convertiti all'islam, istruiti in collegi islamici e nazionalizzati. Oggi la maggior parte di loro si trova in scuole e strutture di accoglienza nell'area di Giava occidentale, in mano a “educatori” musulmani che si rifiutano di riconsegnarli alle loro famiglie. E' la storia che Fides apprende da fonti della Chiesa indonesiana, confermata da alcuni operatori umanitari cattolici che hanno provato a riportarli, senza successo, nei loro nuclei familiari di origine a Timor Est.
Fra i 250mila profughi che nel 1999, al tempo del conflitto per l'indipendenza di Timor Est dall’Indonesia, varcarono il confine verso Timor Ovest, per sfuggire alle violenze dei miliziani filo-indonesiani, vi erano oltre 4.000 bambini. Allora molti bambini vennero consegnati a membri dell'esercito o a organizzazioni umanitarie indonesiane dalle famiglie timoresi che non potevano provvedere al loro sostentamento. Oltre 1.000 di quei bambini non hanno mai più fatto ritorno a Timor Est e restano prigionieri in collegi islamici (i “pesantren”) a Giava occidentale. (PA) (Agenzia Fides 7/2/2012)

Leggi il dispaccio su Fides

mercoledì 8 febbraio 2012

Volto

Dopo il concilio di Nicea (787) si riapre la disputa sulle immagini, sui simboli religiosi? La domanda suona eccessiva se finalizzata alla querelle sullo spettacolo teatrale di Romeo Castellucci Sul concetto di volto nel Figlio di Dio (Sett. 43/2011,p.1).
La storia drammatica di un rapporto fra padre (invecchiato e incontinente) e figlio sotto lo sguardo del volto di Cristo di Antonello da Messina (fatto segno di lancio d’oggetti) ha visto rinnovarsi un copione già conosciuto: l’imbarazzo delle curie, le messe riparatrici e le manifestazioni impotenti, le proteste libertarie.
Quasi inesistenti le valutazioni artistiche, più argomentate le riflessioni sulla blasfemia o meno, scontato il resto. Ciò che sfugge è il mutamento delle società occidentali. Essere multiculturali significa accettare patrimoni religiosi che non hanno conosciuto Nicea.
La domanda identitaria si alza per tutti. I vecchi schemi non servono più. Dialogo interreligioso, laicità inclusiva, responsabilità civili sono ugualmente sollecitati. Prima ce ne accorgiamo meglio è.

Apparso sul numero 5 di Settimana del 5/2/2012

martedì 7 febbraio 2012

P. Giacomo Martina

Il padre gesuita Giacomo Martina, biografo di Papa Pio IX e studioso della Chiesa cattolica in eta' moderna, e' morto ieri, all'eta' di 88 anni, nella residenza San Pietro Canisio contigua alla casa generalizia della Compagnia di Gesa' a Roma. La scomparsa, hanno annunciato oggi Radio Vaticana e 'L'Osservatore Romano', e' avvenuta proprio alla vigilia della memoria liturgica del Beato Pio IX, figura alla quale padre Martina aveva dedicato buona parte della sua vita di studioso, pubblicando tra il 1974 e il 1990, in tre volumi, la piu' completa ricostruzione del suo pontificato mai scritta (Edizioni Pontificia Universita' Gregoriana).

Fonte: Adnkronos 7/2/12

lunedì 6 febbraio 2012

David Maria Turoldo

Il 3 dicembre del 1950 padre David Maria Turoldo – di cui ricorrono quest'anno, il 6 febbraio, i vent'anni dalla morte – cominciò la sua collaborazione con il nostro giornale. Una collaborazione continua, regolare: per tanti anni Turoldo scrisse le sue riflessioni sull'uomo e sull'uomo e Dio ogni domenica sulla terza pagina de L'Eco di Bergamo. In realtà, il primo contributo di Turoldo al giornale arrivò il 22 settembre del 1947. Era una poesia: «Senti che è di troppo / il sapore di una pesca / in questa povertà / di case diroccate / senti che non ti è lecito / provare questo dolciore / d'anima emigrata / dalle strade della tua umanità / Sposata hai / una pena / di non sentire mai / dolcezza alcuna / che non sia di tutti...».
Il 3 dicembre 1950, L'Eco di Bergamo presentò in prima pagina la sua collaborazione: «È l'inizio della collaborazione domenicale al nostro giornale di una delle anime più evangelicamente vive del nostro tempo. Padre David Maria Turoldo, dei Servi di Maria, commenta il Vangelo nel Duomo di Milano ed è molto noto anche nel mondo delle lettere, dove ha vinto un "Premio di poesia S. Pellegrino"». Il direttore de L'Eco di Bergamo, monsignor Andrea Spada, al timone del giornale dal 1938 al 1989, teneva molto alla sua terza pagina: aveva reclutato firme di alto livello del mondo cattolico, da don Primo Mazzolari, a Jacques Maritain, Riccardo Forte, Cesare Angelini. Si trattava talvolta di voci di avanguardia, non sempre gradite a tutta la gerarchia ecclesiastica. Turoldo era fra questi: le sue parole erano sincere, profonde, spesso anticonformiste. Scriveva per il Natale del 1954: «Perfino il Natale, alla fine, può risultare una data che è contro di noi: perché arrivare a vedere la luce, ma restare in se stessi tenebra, aprire le porte, ma tenere chiuso il cuore, sentire che il comunicato è quello dell'amore e d'altronde riprendere domani il proprio posto sulle barricate dell'egoismo; tutto ciò fonda la nostra seconda colpa di origine, il nostro carico di responsabilità incancellabile».
Padre Turoldo con una certa frequenza veniva a trovare don Spada in redazione. Ricorda Luciano Capoferri, per tanti anni segretario del direttore: «Padre Turoldo arrivava nel corridoio, a grandi passi. Emanava un senso di autorità con quella sua figura imponente, avvolta nel mantello, e parlava con una voce profonda. Don Spada lo ammirava molto». Don Spada lo ammirava anche perché amava la scrittura e capiva bene che le prose e le poesie di Turoldo andavano oltre il consueto, esploravano realtà nascoste, riuscivano a fare emergere elementi profondi del sentire. Lo ammirava come prete e come scrittore. Continua Capoferri: «Don Spada lo riceveva, rimanevano a parlare, poi quando se ne andava lo accompagnava. Talvolta scendevano alla libreria Buona Stampa, Turoldo passava in rassegna i libri, ne sceglieva alcuni, don Spada gli impediva di pagarli. D'altronde, il direttore si sentiva in debito: Turoldo non chiedeva compensi per la sua collaborazione».
Anche nella Chiesa bergamasca in quegli anni non tutti amavano Turoldo. Qualcuno lo contrastava. Ma Spada lo difese sempre. Don Spada amava i preti scomodi, ma di valore, che avvertiva sinceri, disposti a pagare di persona per le loro parole. Era stato fra i pochi a non chiudere mai la porta a don Primo Mazzolari. Turoldo scriveva ogni domenica, scrisse ogni domenica per vent'anni. Gesù, la chiesa, l'uomo, la società, la salvezza. Il 27 marzo 1977, a proposito dell'episodio evangelico dell'adultera, del celebre «Chi è senza peccato scagli la prima pietra», Turoldo notava che l'evangelista narra di un Gesù che alla fine resta solo con la donna. Scrisse Turoldo: «E Gesù la chiama "donna" e non prostituta, non adultera. La chiama donna; come chiama donna sua madre alle nozze di Cana e sotto la Croce. Come chiama, nell'Apocalisse, donna e sposa la sua Chiesa, nonostante tutta la nostra storia di peccato».
Ci furono momenti amari per padre Turoldo. Il 15 aprile 1975 fu al centro di polemiche per delle dichiarazioni «su un certo tipo di associazionismo cattolico che prevale sulle persone e sulla stessa Chiesa». Scrisse quel giorno Turoldo a Spada di essere contrario all'associazionismo settario: «Per la Chiesa che io invece sogno sempre libera e grande; Chiesa, paese dell'uomo, là dove anche l'ultimo, il più emarginato e il più lontano si trovino di casa!... Salvatrice di povera gente (povera in tutti i sensi)». Uno sfogo lungo, appassionato che si concludeva così: «Eccoti, amico, una lettera non ispirata al "buon senso". E può anche non avere nessun valore. Solo che ora, avendo scaricato il cuore, sono di nuovo contento. E ritorno a volerti bene come sempre».

venerdì 3 febbraio 2012

A Scampia anche la Chiesa è "Occupy"



La mobilitazione contro il coprifuoco che la camorra avrebbe imposto a Scampia, quartiere della periferia di Napoli, ribattezzata "OccupyScampia" è una iniziativa che si sposa con l'impegno costante della Chiesa. Lì "i sacerdoti sono impegnati in prima linea". Lo ha detto l'arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe. Qui l'intervista video di TM News.

mercoledì 1 febbraio 2012

Andrea Toniolo Responsabile SN Scienze religiose della CEI

Don Andrea Toniolo, presbitero della Diocesi di Padova e preside della Facoltà Teologica del Triveneto, è stato nominato Responsabile del Servizio nazionale per gli Studi superiori di Teologia e di Scienze religiose della Conferenza episcopale italiana.
La nomina è stata pubblicata oggi, venerdì 27 gennaio 2012, nel comunicato finale del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana riunitosi a Roma dal 23 al 26 gennaio 2012.

Filippo Iannone, vicegerente al Vicariato di Roma


Nato: il 13.12.1957 a Napoli

Professione religiosa: Ordine dei Carmelitani l'1.10.1977

Ordinato prete: 26.6.1982

Ordinato vescovo: 26.5.2001

Membro del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, membro del Consiglio per gli Affari Giuridici della Conferenza Episcopale Italiana, presidente del Comitato per l'edilizia di culto e membro della Conferenza Episcopale Laziale.
Nato a Napoli il 13 dicembre 1957, è entrato nell'ordine dei carmelitani il 1º agosto 1976 compiendo il noviziato nel convento dei SS. Silvestro e Martino a Roma. Divenne poi studente presso la comunità del Carmine Maggiore a Napoli e poi si è iscritto alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, conseguendo il baccalaureato in teologia. Ha conseguito la laurea in utroque iure presso la Pontificia Università Lateranense.
Ha fatto la sua prima professione religiosa il 1º ottobre 1977, quella solenne il 15 ottobre 1980. È stato professore associato di diritto canonico alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale e professore invitato presso alcuni istituti superiori di scienze religiose e presso la scuola di specializzazione in diritto ecclesiastico e canonico della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.
È stato ordinato presbitero il 26 giugno 1982. Nell'ordine carmelitano ha ricoperto alcuni uffici di economo commissariale (1985-1988); economo nazionale (1988-1991), primo consigliere commissariale (1988-1994) e di presidente della commissione per la revisione delle costituzioni (1989-1995).
Nell'arcidiocesi di Napoli ha svolto diversi incarichi come difensore del vincolo presso il tribunale regionale campano (1987-1990); giudice e vicario giudiziale aggiunto presso il tribunale diocesano di Napoli (1990-1994); vicario episcopale per la IV zona pastorale (1994-1996) e vicario generale (dal 1996).
Il 26 maggio 2001 è stato ordinato vescovo dal cardinale Michele Giordano, arcivescovo metropolita di Napoli, diventando così il più giovane vescovo d'Italia.
Nell'ambito della riorganizzazione dell'arcidiocesi di Napoli, attuata dal cardinale Crescenzio Sepe, è stato nominato vicario generale, coordinatore dei vicari episcopali e moderatore della curia con delega al settore giurico-amministrativo.
Il 19 giugno 2009 papa Benedetto XVI lo ha nominato vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo.

Convegno antiusura

L’incontro promosso dalla Consulta Nazionale Antiusura, tenutosi a Roma il 31 gennaio presso la sede della Caritas Italiana ha rilanciato il Cartello “Insieme contro l’usura” che nel 1995 determinò l’approvazione della legge 108/96 “Disposizioni in materia di usura”.
È stata sottolineata la situazione economica, peggiorata del 15,2% negli ultimi dodici mesi, dei ceti medi e medio-bassi; quasi la metà delle famiglie italiane (48,5%) è costretta a usare i risparmi accumulati in passato per arrivare a fine mese, e incontra molte difficoltà a superare la fatidica “quarta settimana” (45,7%) mentre il 27,3% non arriva a fine mese. Oltre il 70% degli italiani non riesce più a risparmiare; il 24,9% dichiara di avere difficoltà a pagare la rata del mutuo e quasi un quinto (il 18,6%) ha lo stesso problema con il canone di affitto.
Specchio della crisi è anche il proliferare dei “Compro-Oro” ai quali, nell’ultimo anno, si è rivolto un numero crescente di persone, soprattutto povera gente.
La piaga sommersa dell’usura, presente su tutto il territorio nazionale, che coinvolge non meno di 900.000 persone, escludendo gli immigrati (non meno di ventimila): «le famiglie a rischio di indebitamento estremo e quindi anche a usura sono circa tre milioni (il 25%), in particolare nel Mezzogiorno (intorno al 30%)».
È stata denunziata la ormai anacronistica, inattuale e costituzionalmente illegittima esclusione delle famiglie, vittime del reato di usura, dall’accesso alle provvidenze del fondo di solidarietà (art. 14 legge 108/96) confortati dal parere di illustri docenti di Diritto Costituzionale.
Altro fenomeno denunziato è stato quello legato al gioco d’azzardo, in particolare quello ideato e pubblicizzato dai Concessionari dello Stato.
È stata evidenziata la dimensione assunta su tutto il territorio nazionale, anche in virtù di pubblicità ingannevoli, che incentivano il sovraindebitamento di soggetti economicamente e psicologicamente più deboli, di famiglie e di imprese, con conseguente ricorso al debito usurario e al riciclaggio di denaro sporco.
Presentando il Cartello “Insieme contro l’azzardo”, mons. D’Urso ha evidenziato come questa “piaga” sia diventata la terza industria d’Italia, dopo l’Eni e la Fiat. Il mercato delle lotterie, scommesse, superenalotto, slot-machine… ha raggiunto nel 2011 un fatturato intorno ai 70 milioni di euro (13% in più rispetto al 2010).