giovedì 29 marzo 2012

"Pretesi partigiani" contro Giancarlo Caselli

«Vivo un momento un po' particolare di difficoltà, di contestazioni, qualche volta persino squadristiche che mi fanno vivere un momento anormale». Il Procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli, sempre in prima fila nella lotta alle mafie, da settimane prova a presentare il suo ultimo libro “Le due guerre” o a partecipare a dibattiti, ma si trova davanti gli antagonisti e i centri sociali. Il magistrato ha di recente coordinato le indagini che hanno portato all'arresto di diversi militanti “No Tav” per gli scontri con le forze dell'ordine in Valsusa. Oltre alle contestazioni che si ripetono da gennaio, ora si è passati anche alle minacce.

«Se non mi sentissi minacciando leggendo certe scritte sui muri, che spero non si ripetano, sarei leggermente superficiale – ha detto Caselli –. Se uno non prende nettamente le distanze dalla violenza può avere tutte le ragioni di questo mondo ma non ne avrà nemmeno una, non respingendo la violenza si mette dalla parte del torto e questo certe volte è accaduto e non dovrebbe accadere».

Si possono avere dubbi sull’opera ferroviaria che attraversa la Val Susa, si deve chiedere un supplemento di dialogo fra le popolazioni locali e le istituzioni in merito, non si deve identificare la protesta di popolo con le frange dei violenti. Ma non si può tollerare che gruppetti di “pretesi partigiani” impediscano a un giudice come il procuratore Lorenzo Caselli, di specchiata sensibilità democratica, di parlare. Tacere davanti a loro vorrebbe dire uccidere le ragioni dei valligiani.

(p. Lorenzo Prezzi, direttore di Settimana)


mercoledì 28 marzo 2012

D come Donare

Nella pastorale la parola “dono” richiama la liturgia, la catechesi e la carità e le unifica. Il Figlio di Dio è “dono” del Padre. Il credente accoglie il “dono” del Figlio, facendo della propria vita un “dono” e lo annuncia (catechesi), lo celebra (liturgia) e lo vive (carità). Una delle caratteristiche del “dono” è la gratuità: il “dono” è tale solo se è gratuito. La pastorale ha necessità di tale caratteristica, facendo di ogni gesto un’espressione del “cuore” di Dio che non fa calcoli, ma ama in modo disinteressato. Ogni ministero è un “dono” per la Chiesa, come ogni carisma è un “dono” per la comunità. L’annuncio del Vangelo ha bisogno di “disintossicarsi” da ogni forma di interesse e di pretesa, ma acquista la sua originalità proprio perché è “dono” e basta.


martedì 20 marzo 2012

Calma e vedrai

Il National Car Parks, il più grande gestore privato di parcheggi in Gran Bretagna, ha filmato per un mese circa 2.500 automobilisti durante le manovre di parcheggio in 700 delle sue rimesse.
Non so se il Regno Unito, così diviso dal resto d’Europa, può costituire un campionario mondiale, visto l’orgoglio – a volte risibile – con il quale rivendica la sua particolarità. Dal parcheggio verrebbe un risultato che smarca da alcuni luoghi comuni. Salta subito uno dei più tenaci. Le telecamere infatti, che hanno tempo e calma per star lì a controllare, hanno svelato che le donne sono ampiamente più efficienti degli uomini nel parcheggiare. Gli uomini conservano il primato quanto alla rapidità dell’esecuzione, questo sì (16 secondi contro 21 di media). Le donne, tuttavia, trovano posto più facilmente e sfruttano meglio gli spazi ridotti del parcheggio.
Chi ha avuto la pazienza di guardarsi le ore di registrazione ha dato la spiegazione del rilevamento sorprendente: le donne guidano più piano e quindi vedono dei posti disponibili per il parcheggio che sfuggono agli uomini con la loro fretta. E poi le donne sfruttano meglio gli spazi sempre più ridotti dei parcheggi perché portano a termine l’operazione con più calma.
Pazienza per il parcheggio. Ma chissà quante occasioni ho perso nella vita, quanti incontri ho mancato, quanti appuntamenti della Provvidenza non ho nemmeno visto perché andavo di fretta ... e – che assurdo! – andavo di fretta cercando proprio quelli!

don Beppino Diana


A 18 anni anni dalla scomparsa di don Beppino Diana (19 marzo 1994). Un apripista e un modello. Don Peppe Diana e' questo, per i preti che vivono nei territori ancora sotto il ricatto delle mafie. Diciotto anni fa, il 19 marzo 1994, Giuseppe Diana veniva ucciso da due killer mentre si preparava per celebrare la messa all'interno della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in provincia di Caserta.

Nato: a Casal di Principe (CE) il 4 luglio 1958.

Ordinato: 14 marzo 1982.

Incarico: dal 19 settembre 1989 era parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe.

Morto: il 19 marzo 1994.


A 18 anni anni dalla scomparsa di don Beppino Diana (19 marzo 1994). Un apripista e un modello. Don Peppe Diana e' questo, per i preti che vivono nei territori ancora sotto il ricatto delle mafie. Diciotto anni fa, il 19 marzo 1994, Giuseppe Diana veniva ucciso da due killer mentre si preparava per celebrare la messa all'interno della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in provincia di Caserta.
Giuseppe Diana nasce a Casal di Principe, nei pressi di Aversa, da una famiglia di proprietari terrieri. Nel 1968 entra in seminario ad Aversa, vi frequenta la scuola media e il liceo classico. Successivamente intraprende gli studi teologici nel seminario di Posillipo, sede della Pontificia facoltà teologica dell'Italia Meridionale. Qui si licenzia in Teologia biblica e poi si laurea in Filosofia alla Federico II.
Nel 1978 entra nell'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI) dove fa il caporeparto. Nel marzo 1982 è ordinato sacerdote. Diventa Assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa e successivamente anche Assistente del settore Foulards Bianchi.
Dal 19 settembre 1989 era parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe, suo paese nativo. Successivamente diventa anche segretario del vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Giovanni Gazza.
Insegnava anche materie letterarie presso il liceo legalmente riconosciuto del seminario Francesco Caracciolo, nonché religione cattolica presso l'istituto tecnico industriale statale Alessandro Volta e l'Istituto Professionale Alberghiero di Aversa.

Chi è don Peppe?". "Sono io"

Don Peppino Diana era un prete di quelli rari. Coraggioso e ostinato, non ha mai abbassato la testa di fronte a nulla. Peppe con il cuore scout e il vangelo in mano, nel 1991 si fa promotore di un attacco diretto contro i clan di Casal di Principe, la sua terra, sottoscrivendo un documento che resterà una traccia indelebile nella lotta contro il crimine organizzato.
"Per amore del mio popolo" è il titolo di questo documento. Un manifesto contro la malavita che impazza fra le strade dell'Agro Aversano. È un parroco di frontiera don Peppe, uno che nella terra di Francesco "Sandokan" Schiavone haconbattuto una guerra impari contro la Camorra. Il giorno del suo onomastico, il 19 marzo 1994, alle 7.30 del mattino un killer entra nella sagrestia della Chiesa di San Nicola a Casal di Principe e lo uccide. A soli 36 anni. Un fumetto racconta la storia e l'eredità di don Diana nella terra di Gomorra, tracciando il confine tra ciò che resta di un uomo come tanti - che mai avrebbe voluto essere un eroe - e il simbolo della lotta alle mafie che oggi rappresenta la sua vita.

sabato 17 marzo 2012

Ministro Balduzzi: no all'antipolitica

Il pericolo della "rottamazione" dei partiti, la necessità di dare una scossa al paese, il compito dei cattolici come "sentinelle", la nuova vitalità associativa, l'ispirazione cristiana oggi: sono alcuni dei temi affrontati nell'intervista al ministro della Salute del governo Monti, Renato Balduzzi .




L'intervista completa sul numero 11 di Settimana.

mercoledì 7 marzo 2012

C come Carità

C come carità cioè quella dimensione dell’uomo che chiama “amore” (chiaritas). Nella pastorale non bisogna confondere la carità con un gesto di elemosina, ma essa riassume uno stile di vita che implica la gratuità e il disinteresse. Chi fa la carità vive la carità ed entra in relazione con l’altro nei termini del dono, senza chiedere niente in cambio. La carità unifica la pastorale: essa esprime la capacità di condividere i doni o i carismi che una persona ha ricevuto da Dio nel segno della comunione.

Mauro Pizzighini

martedì 6 marzo 2012

Presbiomiopia

Incontro fra comunità. Vedo un confratello «in autorità» che mi passa vicino ma non si volta nemmeno per un saluto. Incuriosito – solitamente è molto cordiale – mi ci paro davanti: «Com’è, non saluti più?». «Oh, ciao! Mi hanno da poco operato dalle cataratte agli occhi e se non mi vieni vicino non ti vedo. Se poi aggiungi che sono anche un poco sordo...». Per continuare in tono scherzoso, mi metto naso contro naso: «Ecco, adesso ti vedo bene!». È sempre temerario l’accostamento fra i superiori e Dio. In questo caso, semplicemente da confratello, mi schiocca un pensiero: forse anche Dio è miope, molto miope, e ci vede solo se mi faccio di proposito vicino a lui, se cerco il suo volto, se lo “costringo” a guardarmi negli occhi e cambio io strada per farmi incontro a lui.

Superato l’incontro “ravvicinato” vado verso il corridoio delle stanze. In quel momento si affaccia in portineria un confratello al quale dovevo consegnare un libro. Mi vede, mi chiama, lo raggiungo: «Eccoti qui il libro che mi han chiesto di consegnarti». «Fai un po’ vedere...» e inforca gli occhiali.

Inevitabile il dubbio indotto sull’onda del precedente di qualche secondo prima: forse Dio è un po’ presbite; vede meglio i lontani, come il padre prodigo della parabola; quelli che sono in fondo alle chiese o addirittura fuori, gli ultimi ... O forse, semplicemente, ai suoi occhi non fa differenza lontano o vicino, perché lui guarda dentro.