mercoledì 22 febbraio 2012

Voglio notizie

Uscire dal carcere è già abbastanza difficile. Ma non crediate sia facile ... entrarci! Da incensurati, dico. La neve abbondante di questi giorni ha reso difficile perfino arrivarci.

Ho incontrato casualmente un «ristretto», già piuttosto agitato di suo, in crisi di panico perché sua moglie non era venuta a colloquio, come fedelmente sta facendo da qualche anno, tutte le volte che viene concesso. «Non le sarà mica capitato qualcosa? Magari, a muoversi con questa neve ... e se le fosse capitato un incidente??? Devo assolutamente avere notizie di lei, ma ho esaurito le telefonate ... è sabato ... prima di lunedì non riesco nemmeno a chiedere di spedire un telegramma». Ansia. «Ma vedrai che con questa neve non ha potuto nemmeno partire», dico io. «E se però fosse partita? Allora vuol dire che non è arrivata!!!». Terrore.

Uscito, chiamo la moglie al telefono e mi conferma che la macchina è rimasta sepolta dalla neve, le strade erano pessime e i treni non erano affidabili: rischiava di partire e non arrivare in tempo. Pensava che fosse ovvio. Ma, al di là del caso singolo, le cose da dentro assumono sempre proporzioni ed effetti imprevedibili. «Gli manderò un telegramma per spiegargli». «Sì, è meglio. Anzi, lo faccia al più presto».

Ancora una volta sfioro l’eresia, ma mi è venuto da pensare che forse anche Dio mi aspetta «con ansia» all’appuntamento della preghiera. Anche se è un dialogo ripetitivo fra due parti di mondo diverse e separate. Forse anche lui è «in ansia» se non ha notizie da me direttamente. E forse io do troppo facilmente per scontato quello che per lui – sempre nuovo davanti a ogni cosa – scontato non è.

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