venerdì 14 dicembre 2012

Trendy?



Ci sono dei termini, mutuati da altre lingue europee, ormai entrati nell’uso comune come sancisce anche l’ultimo Dizionario Zanichelli.
Così “vintage”:
[vc. ingl., propr. ‘d'annata’, detto del vino pregiato, dal fr. ant. vendenge ‘vendemmia’ 1992]
A s. m. inv.
1 (enol.) denominazione di vini d'annata di particolare pregio
2 (est.) nell'abbigliamento, denominazione di vecchi capi di vestiario, che testimoniano lo stile di un'epoca o di un creatore di moda | la moda di indossare tali capi: il vintage è molto amato dai giovani
B anche agg. inv.: abito, capo vintage
E così “trendy”:
[vc. ingl., propr. ‘alla moda’ da trend ‘tendenza, moda, voga’ 1986]
agg. inv.
che segue una tendenza di moda o contribuisce a crearla: rivista, discoteca trendy CFR. cool

Da queste definizioni del vocabolario è quantomeno singolare leggere sull’Economist in uscita che nella Chiesa sarebbe “trendy l’essere tradizionalisti” e ci sarebbero cifre a confermarlo: in Inghilterra la Latin Mass Society ha superato i 5 mila iscritti e il numero delle messe settimanali con l’antico rito ha raggiunto oltreManica le 157 unità. Idem negli Stati Uniti.

 
Ora che il “vintage” sia amato dai giovani, come scrive lo Zanichelli, è vero, come sono immortali le canzoni dei Beatles o dei Rolling Stones (ma pure i cartoons Disney), ma che si possa immaginare di vedere le ragazze di oggi indossare veli di pizzo (l’Economist parla di “mantiglie”) e completi tweed, credo sia un po’ difficile. Già i pizzi nelle vesti liturgiche sono poco accettati, … eppure c’è chi indossa volentieri ben altri paramenti, tanto per ricreare una bella netta separazione tra i laici e il clero (ma non siamo tutti "popolo di Dio"?).
E’ in atto nei paesi occidentali, dalla fede stanca e annoiata, un vero e proprio revival tradizionalista: il vintage liturgico sarebbe trendy, con buona pace del Concilio.
Ma che diranno i cattolici degli altri continenti? 
E noi … zitti?


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