Il Ministero della santità vaticano ha promosso una ricerca
sulle nuove patologie degenerative che colpiscono “al cuore” non tanto
l’organismo somatico, quanto il sistema del “Gran empatico” che presiede
autonomamente alle reazioni emotive, discorsive e perfino gestuali nelle
relazioni interpersonali.*
La ricerca ha ricevuto notevole impulso dall’ultimo cambio di
guida nel governo vaticano e ha già portato all’evidenza almeno quindici
patologie, segnalate da papa Francesco nel suo Discorso alla Curia romana in
occasione degli auguri natalizi. La deroga nel protocollo dei tradizionali
discorsi sembra sia dovuta al particolare allarme connesso con le patologie
segnalate, perché i ricercatori non escludono – allo stato attuale delle
ricerca – che possano essere contagiose, soprattutto in ambienti ad alta
concentrazione di clero (seminari, curie, comunità religiose clericali…).
Voci interne al Ministero competente rivelano una certa
febbrilità nella ricerca riguardante una costellazione di sintomi – nessuno dei
quali patognomonico**
– provvisoriamente denominata “arterioclerosi”.
L’insieme non è ancora stato definito nella sua organicità,
ma alcuni sintomi dell’arterioclerosi sono considerati accertati. Ad esempio la
presunzione di superiorità e di competenza: predisposizione a definire la
punteggiatura nei rapporti personali – dentro e fuori la comunità ecclesiale –
a partire dalla sacramentalità dell’ordine che, conferendo il potere di agire “in persona Christi”, estenderebbe
all’ordinato una straordinaria competenza in ogni campo, associata, per di più,
a una dose di infallibilità.
Un altro sintomo accertato è paragonabile all’alitosi: non
compromette la salute ma penalizza fortemente i rapporti. È quell’obliquità
curiale che presuppone il diritto a trattamenti di favore essendo portatori di
un carattere sacro o, se non altro, perché intrinsecamente “amici del vescovo”.
Nelle sue manifestazioni più acute fa sentire il soggetto portatore esente
perfino dalle norme del diritto, nella presunzione di agire “a fin di bene”.
Una variante del medesimo sintomo induce i portatori a non
sentirsi vincolati dalla parola data, a maneggiare sottobanco, a non informare
gli interessati in un progetto comune, certi della piena legittimità
autoreferenziale di tutto ciò che si fa “per il (presunto) bene della Chiesa”.
Le informazioni trapelate dai laboratori della ricerca sono
molto pessimistiche riguardo alle possibilità terapeutiche. (M. Matté)
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