Homo sapiens è il
titolo di una mostra attualmente visitabile presso il Museo di Scienze Naturali
a Trento, la grande storia della diversità umana dalla culla d’Africa fino all’intero
pianeta (curatori il genetista Luigi Cavalli Sforza e il filosofo della scienza Telmo Pievani).
Ma noi apparteniamo anche alla specie di homo eligens, scrive il sociologo
Zygmunt Bauman su Avvenire, analizzando il pensiero di Daniel Dorling, docente
di geografia umana a Sheffield sul tema della disuguaglianza sociale.
Zygmunt Bauman (Poznan, Polonia 1925, docente emerito di
sociologia all'università di Leida)
“Siamo un animale che sceglie e nessuna pressione, per quanto coercitiva,
crudele e indomabile, ha mai potuto sopprimere completamente la nostra libertà
di scelta, né quindi determinare univocamente la nostra condotta …
Non siamo palle da biliardo che si muovono sul tavolo
assecondando i movimenti di chi tiene in mano la stecca; noi siamo, per così
dire, predestinati a essere liberi – e per quanto magari vogliamo ardentemente
liberarci dai tormenti della scelta, noi ci confronteremo sempre con più di un
modo di procedere, e la scelta tra le diverse possibilità è lasciata a noi. Ci
sono due fattori che, insieme, formano le nostre scelte, il nostro modo di
vivere e la traiettoria della nostra esistenza. Una è il “destino” – un insieme
di circostanze sulle quali non abbiamo alcuna influenza –, le cose che “ci capitano”
(per esempio, il luogo geografico e la posizione sociale nei quali siamo nati e
l’epoca della nostra nascita); l’altra è il nostro carattere, ciò su cui possiamo
esercitare la nostra influenza, da esercitare e coltivare …
Tanto più risulta alto il costo sociale di una determinata
scelta, tanto più bassa è la probabilità che venga compiuta. E i costi in base
ai quali chi opera una scelta viene indotto a misurarsi in maniera assai
concentrata sono pagati per lo più con la moneta dell’accettazione sociale,
dell’avanzamento e del prestigio. Nella nostra società questi costi sono distribuiti
in modo che la resistenza alla diseguaglianza e alle relative conseguenze (di
natura sia pubblica sia personale) divenga estremamente difficoltosa e quindi
assai improbabile da sottoscrivere e perseguire rispetto alle alternative
costituite dalla placida sottomissione o dalla collaborazione volenterosa.
E i dadi, che noi – abitanti di una società capitalista e
individualizzata – non possiamo fare altro che continuare a gettare nella
maggior parte e forse in tutte le partite della nostra esistenza, sono in
effetti sempre truccati a favore di quanti traggono o sperano di trarre profitto
dalla diseguaglianza ...”.
Ma che accadrebbe se i cattolici prendessero un po’ più sul
serio la Dottrina Sociale della Chiesa?
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