sabato 14 settembre 2013

Chiese chiuse



Il parroco ha appena chiuso la chiesa per andare a pranzo. Mentre si allontana verso la canonica, lo avvicina un parrocchiano “eminente”, membro del consiglio pastorale. È un uomo retto e zelante, stimato per la sua vita di fede e di fedele. Ha però più volte manifestato insofferenza verso il pastore e non ha mancato occasione per criticarlo, apertamente in consiglio ma anche nelle chiacchiere che si fanno tra parrocchiani.

«Signor parroco – gli dice – ho sentito in giro lamentele perché lei tiene la chiesa chiusa molte ore durante il giorno. Proprio ieri ho visto un uomo di mezza età avvicinarsi alla porta della chiesa e, trovandola chiusa, allontanarsi con disappunto».

«Siamo in città – risponde il parroco, cercando di mascherare un certo fastidio più per il pregiudizio in genere che per l’osservazione in merito – e io sono da solo. Non posso fidarmi a lasciare la porta della chiesa aperta se non c’è nessuno. Magari potreste darmi una mano...».

«Però così, se uno sente il desiderio di pregare davanti al Sacramento, viene scoraggiato e forse perdiamo qualcuno che voleva riavvicinarsi alla fede».

«Può anche essere, ma non ho mai sentito di nessuno che abbia perso la fede perché ha trovato la porta della chiesa chiusa. Piuttosto, e purtroppo, è più facile che qualcuno abbia sentito la sua fede vacillare perché ha trovato la porta della chiesa aperta, ha visto la fiacchezza della nostra preghiera e magari – mea culpa – ha sentito le nostre prediche...».

Sarebbe meglio se ci preoccupassimo di riempire le persone piuttosto che di riempire le chiese.

Nessun commento:

Posta un commento