lunedì 9 settembre 2013

Se vuoi la pace, preparati alla guerra

La guerra contro il male «comporta dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve; dire no alla violenza in tutte le sue forme; dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale. Ce n’è tanto! Ce n’è tanto! E sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là – perché dappertutto ci sono guerre – è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune» (papa Francesco all'Angelus dell'8 settembre).
È proprio vero: davanti alla situazione in Siria «non possiamo chiudere gli occhi», come dice il presidente Obama; né «restare inerti», come ha detto, con il sostegno di un ampio coro multilingue, Madeleine Albright, segretario di Stato ai tempi di Clinton. È assolutamente necessario – politicamente e moralmente – fare qualcosa.
Per esempio, togliere l'ossigeno all'industria delle armi. O sarebbe qualificato come guerra chimica? Utilizzare l'esercito e perfino i marines per stroncare il mercato illecito delle armi (non credo ce ne sia uno moralmente lecito!). È un "peccato mortale" la turbativa di mercato o è un mercato mortale quello delle armi?
Mr. Obama, non puoi chiudere gli occhi davanti alla prova provata che gli Stati Uniti sono gli operatori principali sul mercato delle armi. Non puoi restare inerte davanti agli spacciatori di morte protetti dal tuo governo. Il 30% delle cause di questa e di tante altre guerre è in casa tua. Comincia tu, premio Nobel per la pace, a togliere la trave che chiude il tuo occhio (o il travel cheque che ti ammanetta i polsi).
Poi a me, italiano, qualcuno spiegherà come sia possibile digiunare per la pace il giorno 7 e il giorno dopo spendere l'equivalente del fabbisogno di cassa per comperare gli F-35.

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