domenica 12 agosto 2012

L'oro e loro, primi e ultimi


1. Nel cuore di Londra, a pochi passi da Oxford Street, la chiesa anglicana di All Saints apre le porte a chiunque voglia seguire le gare delle Olimpiadi. Al posto dell’altare c’è il maxi schermo, davanti al quale i fedeli si trasformano in tifosi (Repubblica 10/8).
Abbiamo tifato tutti in questi giorni di Olimpiadi, che oggi chiudono. Mi lascia qualche brivido il tifo importato in una chiesa. Non tanto per ragioni di decoro, quanto perché mi spaventa una Chiesa che si accoda alla logica del podio, che applaude i primi e - nel giorno di san Lorenzo - rischia di dimenticare gli ultimi.
 
2. Nei giorni scorsi la Dehoniana Libri ha pubblicato un libro di Francesco Pieri [Per una moltitudine. Sulla traduzione delle parole eucaristiche] che affronta con puntigliosa disamina la questione della traduzione delle parole della consacrazione eucaristica: «per molti» (come vuole Benedetto XVI) o «per tutti» (come vuole l'attuale versione ufficiale italiana)? Di nuovo brividi all'idea che Gesù Cristo possa essere reclutato all logica perversa del "pochi ma buoni", o alla sua versione trionfante proselitistica: "molti e buoni".
 
Diceva un mio maestro ora vescovo: «La Chiesa italiana nel 1981 si era data come programma di "Ripatire dagli ultimi". Siamo stati bravissimi: dopo nemmeno quindici anni avevamo raggiunto di nuovo i primi!».

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