lunedì 2 aprile 2012

Cattolico adulto, impegnato o... obbediente


Tra "casta", crisi della politica e insediamento del "governo tecnico", sta per tornare di moda un altro termine (tutto italiano): quello del "cattolico adulto". Chissà se si riferiva a questo Benedetto XVI quando, nel 2008 a Cagliari, parlò per la prima volta di una "nuova generazione" di cattolici impegnati a livello sociale e politico. Su questo tema, a più riprese e a tutti i livelli, si è discusso. In questi giorni il termine (non tanto il ragionamento) è riemerso.

Ci ha pensato, per esempio, Francesco Bei su "Repubblica" del 25 marzo, dove elencando i possibili candidati al Quirinale nel 2013 cita l'ex premier Romano Prodi come un "cattolico adulto".
Raniero La Valle, nel 2008 (su La Rocca n. 7) aveva avvertito: «Con Prodi esce dalla politica dei partiti e del Parlamento l'ultimo "cattolico adulto". E' molto improbabile, nelle attuali condizioni, che ce ne possano essere altri. La Chiesa non gradisce. Non è una novità di Ruini. La consegna della Chiesa italiana (con la breve parentesi del pontificato roncalliano) ai cattolici impegnati nelle politica, non è mai stata quella di essere "adulti", ma di essere obbedienti».

Parlando del "bipolarismo delle gerarchie ecclesiastiche", il direttore de "Il Regno" Gianfranco Brunelli (nell'editoriale n. 2/2012) considera chiusa la "generazione di cattolici" impegnanti in politica e al servizio del Paese sul modello dell'esperienza storica della DC. «L'elaborazione piuttosto rigida della nozione di "valori non negoziabili" - scrive riferendosi all'incontro delle associazioni cattoliche a Todi - è la formula con la quale si prende atto della secolarizzazione dello stesso mondo cattolico e ci si riserva, da parte ecclesiastica, il diritto d'intervenire pubblicamente sui temi che maggiormente interessano la gerarchia e determinare, di fatto, in funzione di quella rigidità, la maggiore o minore vicinanza di singoli e di gruppi alle posizioni della Chiesa».

Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, certamente non utilizza il termine "cattolico adulto" nei suoi discorsi. Al termine della sua prolusione al Consiglio permanente del 26-29 marzo, ha affrontato un passaggio in cui richiama il «contributo perdurante - e semmai intensificato - dei cattolici al difficile momento della Nazione e dell'Europa», citando l'incontro di Todi e lo sviluppo di sempre più "scuole di impegno socio-politico".

Il ministro (cattolico) Renato Balduzzi, in un'intervista a "Settimana" (n. 11) accantona il termine "adulto" e preferisce quello di "sentinella": «Il ruolo di chi avverte che un'alba nuova è vicina e che, in qualche modo, essa può essere prefigurata da un lavoro culturale, professionale ed intellettuale».


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