lunedì 2 aprile 2012

Immigrati: Diocesi Milano preme su ius soli

(Foto: Adnan Abidi/Reuters)

«La giunta del Consiglio pastorale diocesano dell'Arcidiocesi di Milano, sentiti il Coordinamento diocesano, associazioni, gruppi, movimenti ecclesiali, intende rivolgere un appello ai politici, affinché promuovano una riforma delle norme sull'acquisizione della cittadinanza italiana, riconoscendola ai minori stranieri nati in Italia, senza dover attendere la maggiore età, eliminando così limitazioni a diritti e facoltà ingiuste e non comprensibili per chi è di fatto sin dalla nascita inserito nella vita civile e sociale del Paese". E' quanto si legge nell'appello rivolto ai "parlamentari europei e nazionali e consiglieri regionali della Regione Lombardia residenti nella Diocesi di Milano» dall'organo consultivo (composto da presbiteri, diaconi, consacrati e soprattutto da laici) della Chiesa meneghina, nella convinzione che «occorra, come comunità cristiana, affrontare le sfide dell'immigrazione non solo sul piano degli interventi caritativi ed emergenziali ma anche e soprattutto su quello educativo, culturale e pastorale, affinché si pongano le condizioni di quel “vivere insieme” (convivenza), principale obiettivo da perseguire di fronte all'attuale fenomeno migratorio».

Auspicando «un sereno confronto tra politici e istituzioni per una valutazione serena e obiettiva delle norme sull'immigrazione, in rapporto al rispetto della dignità umana, alla tutela della vita e della famiglia, alle esigenze di giustizia sociale», il Consiglio pastorale diocesano «confida che i rappresentanti del potere legislativo colgano l'occasione per porre mano ad una riforma semplice, ma di alto valore civile, auspicata anche dal Capo dello Stato».

Nella sua lettera-appello, il Consiglio ricorda il recente intervento del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti, «il quale, ricordando le parole del Papa, ha affermato che “una persona che è nata, cresciuta e formata in un dato Paese ovviamente se ne sente cittadina ed è giusto che lo sia anche giuridicamente, anche se i suoi genitori provengono da un'altra nazione... la cittadinanza non è solo atto giuridico che si trascrive in un registro, è un atto di cultura”».

(Fonte: TMNews)


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