Alcuni manifestanti armati hanno attaccato con granate e armi da fuoco il consolato americano di Bengasi, nell'est della Libia. Durante gli scontri sono rimasti uccisi tre funzionari e l'ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Chris Stevens. All'origine delle proteste .
Dalla pubblicazione nel settembre 2005 di alcune caricature di Maometto sul quotidiano danese Jyllands-Posten e poi sul giornale norvegese Magazinet si sono moltiplicati gli episodi di proteste e violenze nel mondo contro obiettivi occidentali (sul tema qui c'è il documento di imam immigrati in Danimarca). Nel 2006 si sono registrati attacchi, manifestazioni violente e incidenti, contro ambasciate e aziende occidentali, in Indonesia, Siria, Libano, Pakistan e Libia. Nel 2010 si registrano negli Usa tensioni dopo la minaccia del pastore Terry Jones di bruciare pubblicamente il corano in occasione dell'anniversario dell'attacco dell'11 settembre. Nel 2011 in una piccola chiesa di Gainesville in Florida viene bruciata una copia del corano; in Tunisia viene assaltata la sede della tv privata Nessma a Tunisi, dopo la diffusione del cartone animato franco-iraniano "Persepolis" (a provocare l'indignazione degli estremisti sarebbe stata in particolare una scena del film di animazione in cui la bambina protagonista si immagina Dio come un uomo barbuto); qualche settimana dopo viene attaccata con bombe Molotov la casa del presidente di Nessma Tv.
Nel 2012 in Afghanistan si sono registrati diversi episodi che hanno fatto salire la tensione al massimo: nei primi giorni di febbraio, soldati Usa della base di hanno distrutto un numero importante di documenti islamici tra cui alcune copie del corano; il 24 febbraio, il presidente Obama ha presentato le sue scuse al Capo di Stato afgano Hamid Karzai; il 25 febbraio c'è stato un attentato a Kabul contro il ministero dell'Interno afgano: muoiono due consiglieri statunitensi; il 2 marzo, il Consiglio degli Ulema chiede che i responsabili dell'oltraggio al Corano siano giudicati in un processo pubblico; il 9 marzo, la base di Bagram passa sotto il controllo dell'esercito afgano.
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