C'erano una volta i "preti operai", che condividevano il lavoro nelle fabbriche, le battaglie sindacali, i discorsi da bar e le preoccupazioni di famiglia. Una testimonianza scarna di parole in superficie, densa di solidarietà. Sono rimasti in pochi. Si affacciano altre modalità di "vita con", più "imprenditoriali" verrebbe da dire. Solidali, in questo, con chi deve "inventarsi" un lavoro e buttarsi sulla piazza.

1. «Pompelmo è il suo nome d’arte, trovatogli per caso – o forse per...
rotondità – dal collega professionista che per primo lo spinse sulla
segatura della pista circense, all’inizio degli anni Ottanta. In realtà
don Cantini – vocazione adulta, già perito chimico di ottime promesse,
ora da quasi un anno cappellano del porto di Livorno – lo
chapiteau lo frequentava già da un po’, grazie all’amicizia con il confratello
lucchese don Franco Baroni (un vero precursore della pastorale del circo
in Italia) e lo sognava da ben prima, praticamente dall’infanzia: il
circo lo ha rincorso fin da bambino, sostiene infatti spesso. L’incontro
definitivo però avvenne nel 1981 a Rosignano Solvay, dove il giovane
prete si trovava come viceparroco. Da allora don Pompelmo ("Era più
facile sentirmi chiamare così che con il mio nome", scrive) non ha più
smesso di girare la Penisola dietro alle roulotte delle famiglie
circensi, soprattutto d’estate. E – un po’ per introdursi nell’ambiente
vincendo la timidezza, un po’ per fare almeno l’"ospite pagante" – ha
cominciato a lavorare sulla pista come clown».
Avvenire recensisce il voume pubblicato dalle
EDB nel quale don Cantini si racconta.

2. «Don Alessio Albertini, fratello dello storico centrocampista del Milan e
oggi vicepresidente della Figc, Demetrio, sarà il volto nuovo di
"Stadio Sprint" su Rai 2. Don Alessio è il vicario della comunità
Giovanni Paolo II di Pero ed è anche il responsabile dell'ufficio sport
della diocesi di Milano - ha spiegato il conduttore Enrico Varriale -. È abituato a parlare agli allenatori delle squadre giovanili»
(Repubblica). Cosa ne direste di un prete che lascia la poltron del commentatore e "scende in campo"? O - come in politica - è meglio che i preti stiano fuori dalla competizione, soprattutto dalla pretesa di fare gli arbitri?
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