martedì 18 settembre 2012

Finzione e realtà




Difficile accettare l’interpretazione condivisa dai media secondo la quale le violenti proteste di questi giorni, in molti paesi dell’islam contro le istituzioni e simboli americani o anche genericamente occidentali reagiscano alla blasfemia del singolo film L’innocenza dei musulmani, visto da pochi anche se troppi.
Difficile accettare che la diffusione di spezzoni girati con i telefonini sul set di Abu Ghraib e dintorni, diffusi come un serial in tutto il mondo, classificabili sotto il titolo La colpevolezza degli americani non abbiano compresso rancori come miscela in un cilindro: qualunque scintilla è buona.
Difficile accettare la tesi che la religione sia solo finzione, se, adeguatamente invelenita, può portare a violenze e uccisioni purtroppo realissime.
Impossibile accettare la conclusione di chi si dichiara «realista» e ritiene, da qui, di non poterci far niente. «La fede autentica non può condurre alla morte» (Benedetto XVI in Libano). Custodirla e convertirla ha più effetti nelle strade che nelle chiese.

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