Difficile accettare l’interpretazione condivisa dai media
secondo la quale le violenti proteste di questi giorni, in molti paesi
dell’islam contro le istituzioni e simboli americani o anche genericamente
occidentali reagiscano alla blasfemia del singolo film L’innocenza dei musulmani, visto da pochi anche se troppi.
Difficile accettare che la diffusione di spezzoni girati
con i telefonini sul set di Abu Ghraib e dintorni, diffusi come un serial in
tutto il mondo, classificabili sotto il titolo La colpevolezza degli americani non abbiano compresso rancori come
miscela in un cilindro: qualunque scintilla è buona.
Difficile accettare la tesi che la religione sia solo
finzione, se, adeguatamente invelenita, può portare a violenze e uccisioni purtroppo
realissime.
Impossibile accettare la conclusione di chi si dichiara
«realista» e ritiene, da qui, di non poterci far niente. «La fede autentica non
può condurre alla morte» (Benedetto XVI in Libano). Custodirla e convertirla ha
più effetti nelle strade che nelle chiese.
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