Che sia autentico o meno il papiro copto la cui notizia ha
fatto il giro del mondo a dir la verità forse importa solo agli addetti ai
lavori. Che il termine “mia moglie” (attribuito a Gesù), sia reale o solo
figurato interessa ancora meno: in ogni caso si tratta di un testo apocrifo e
poi il significato spazierebbe anche su amica, compagna, collaboratrice …
Ma c’è un aspetto che potrebbe fare la differenza: se questa
notizia potesse in qualche modo porre definitivamente termine ad una situazione
problematica com’è stato per secoli il rapporto Chiesa-donne, nonostante tutti
i documenti che affermerebbero il contrario. Che la relazione di Gesù con le
donne fosse ben diversa da quella dell’epoca (vedi Samaritana al pozzo, per
fare un esempio) si conosceva, ma che si possa immaginare che parlasse anche solo di un’amica di cui potersi fidare, non
sarebbe rivoluzionario? “Una donna per amico”, cantava Lucio Battisti, e se l’avesse
pronunciato ben prima Gesù?
“Perché non le donne?”,
titola un articolo di Emil A. Wcela sulla rivista dei gesuiti America del 1 ottobre. I testi del Magistero hanno parlato
chiaro anche di recente: l’ordinazione per le donne non s’ha da
fare. Neanche questo credo sia un problema per la maggior parte di loro.
Ma
perché non “altri” ministeri? si chiede l’Autore, che è vescovo emerito di
Rockville, NY. Nella Chiesa primitiva erano molti i ministeri a rendere feconda
la vita della comunità, primi fra tutti i diaconi. Oggi non esistono ragioni culturali per
escludere le donne dal diaconato, ma la questione è ancora aperta: fino a
quando?
Laici corresponsabili della pastorale: uomini e donne, tanto
per non dimenticare.
Nessun commento:
Posta un commento