giovedì 27 settembre 2012

Donne: perché no?



Che sia autentico o meno il papiro copto la cui notizia ha fatto il giro del mondo a dir la verità forse importa solo agli addetti ai lavori. Che il termine “mia moglie” (attribuito a Gesù), sia reale o solo figurato interessa ancora meno: in ogni caso si tratta di un testo apocrifo e poi il significato spazierebbe anche su amica, compagna, collaboratrice …
Ma c’è un aspetto che potrebbe fare la differenza: se questa notizia potesse in qualche modo porre definitivamente termine ad una situazione problematica com’è stato per secoli il rapporto Chiesa-donne, nonostante tutti i documenti che affermerebbero il contrario. Che la relazione di Gesù con le donne fosse ben diversa da quella dell’epoca (vedi Samaritana al pozzo, per fare un esempio) si conosceva, ma che si possa immaginare che parlasse anche solo di un’amica di cui potersi fidare, non sarebbe rivoluzionario? “Una donna per amico”, cantava Lucio Battisti, e se l’avesse pronunciato ben prima Gesù?

Perché non le donne?”, titola un articolo di Emil A. Wcela sulla rivista dei gesuiti America del  1 ottobre. I testi del Magistero hanno parlato chiaro anche di recente: l’ordinazione per le donne non s’ha da fare. Neanche questo credo sia un problema per la maggior parte di loro. 
Ma perché non “altri” ministeri? si chiede l’Autore, che è vescovo emerito di Rockville, NY. Nella Chiesa primitiva erano molti i ministeri a rendere feconda la vita della comunità, primi fra tutti i diaconi.  Oggi non esistono ragioni culturali per escludere le donne dal diaconato, ma la questione è ancora aperta: fino a quando?
Laici corresponsabili della pastorale: uomini e donne, tanto per non dimenticare.

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