venerdì 6 gennaio 2012

don Luisito Bianchi e la lezione sull'uomo disarmato

Luisito Bianchi è morto il 5 gennaio 2012. Nato nel 1927 è stato insegnante e traduttore.

Per un prete che ha conosciuto la generosità della scelta di prete operio e la fatica della coerenza rispetto alle intuizioni conciliari questa citazione tratta dal suo romanzo maggiore "La messa dell'uomo disarmato" (Sironi, Milano 2003) costituisce una buona maniera per fare anche memoria dell'autore del più bel romanzo cattolico degli ultimi 30 anni.


Il vecchio parroco, a memoria di un amico partigiano non credente ucciso, dice:

«Certo, dobbiamo onorare i morti continuando a vivere senza rimpianti, anche se è duro pensare che loro hanno pagato per me, per tutti... Certo bisogna continuare a vivere come se loro non fossero morti, dire ogni giorno nella messa: communicantes et memoria venerantes in primis (in comunione celebrando la memoria in primo luogo), non scandalizzarti Franco di questo vecchio prete, in primis - ripeté con più forza - gloriosum fratrum nostrorum (dei nostri gloriosi fratelli), e faccio seguire quei nomi perchè mi rimangano impressi per tutta la giornata e mi aiutino a portare il pondus diei ed aestus (il peso e il calore del giorno). Rimase in silenzio, come se si fosse immerso nei pensieri di prima, e poi, quando, sul lungo rettilineo, eravamo già in vista delle prime case della città, riprese: - Non ci resta che questo comunicare con loro, e venerarne la memoria, in un anello che si congiungerà con un altro anello dopo di noi, quando saremmo annoverati fra coloro di cui si deve fare memoria, un anello fra i molti ma sempre completo nella sua individualità. In fondo, la vita è questo comunicare con coloro che ci hanno preceduto, e farne memoria, non solo spiritualmente ma anche biologicamente, direi fisiologicamente, come una premessa per comprendere o accettare, è lo stesso, la comunione ultima e definitiva con colui che è il principe della vita e che, per primo, è morto per tutti. Non ti sembra significativo che questo communicantes et memoria venerantes d'ogni giorno sia fissato da secoli nel canone romano come l'introduzione obbligata ad attualizzare il mistero della morte di Cristo? Ah se potessimo comprendere, o meglio, se non dovessimo avere paura di questa dimensione biologica, fisiologica del cristianesimo, la stessa del Dio che si fa uomo!» (pp. 747-8).


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