mercoledì 4 gennaio 2012

Se le Chiese rimangono "a secco"




Se un parroco, dopo aver ridotto tutti i costi superflui, rimane senza soldi come si comporta? Stacca luce e riscaldamento in chiesa e celebra la messa al buio e al freddo? Oppure dichiara il fallimento e porta i libri in Tribunale come fanno le imprese, dopo aver licenziato i propri dipedenti? E' possibile aprire i locali della parrocchia soltanto part-time?

Al di là dell'ironia, fa riflettere la notizia apparsa nei giorni scorsi su alcuni media locali del Veneto (qui il Gazzettino), dopo la decisione drastica di don Stefano Taffarel di chiudere il portone della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Fontanelle, provincia di Treviso, fino a Pasqua perché... non ci sono più soldi per pagare le bollette.

«Per le messe e le altre attività religiose della comunità, i fedeli di Fontanelle dovranno spostarsi d'ora in poi in una chiesa più piccola in centro al paese, che per le sue dimensioni ha costi più bassi per elettricità e gasolio da riscaldamento». Per i piccoli paesi di provincia una soluzione si riesce ancora a trovare. Ma che scenario si aprirebbe se anche il parroco della cattedrale di una città fosse costretto ad aprire le porte soltanto a giorni alterni?


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