La proposta, a mo' di provocazione, è arrivata dal vescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che nella sua lettera alla città "Torino futuro", indica le priorità su cui tutti i cristiani devono impegnarsi per il nuovo anno.Anzitutto il "lavoro": «I poveri e senza fissa dimora, gli ammalati e i disabili, i rom… fino agli anziani e ai bambini, il popolo degli ultimi, sono i nostri “maestri”… Costruire una città a misura loro è il nostro comune obiettivo…».
Poi il vescovo indica la necessità di porre più attenzione ai "giovani": «Forse dovremmo aprire i nostri oratori anche nei centri commerciali e nei luoghi di divertimento o proporre servizi educativi realizzabili in forma cooperativa anche presso locali di oratori o di congregazioni religiose…».
Infine mons. Nosiglia si sofferma sugli "immigrati": «Pensando alle nuove generazioni, ai molti bambini, ragazzi e giovani nati in Italia, dobbiamo chiederci in che modo lavoriamo per offrire loro prospettive di “cittadinanza” nella nostra società, aiutando altresì i nostri giovani a considerare i loro coetanei immigrati non dei concorrenti, ma dei compagni di viaggio con cui costruire insieme il comune futuro…».
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