venerdì 13 gennaio 2012

Grazie a Dio per gli immigrati

C’è un forte contrasto tra le meschinità della politica e dei media e la celebrazione di domani in tutta la Chiesa cattolica della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. L’effetto benefico della generosità di comunità ecclesiali e singoli credenti sulla coesione sociale è evidente. Questi tendono ad essere trascurati nel dibattito sull’immigrazione, che insiste su un analisi costi-benefici ignorando influenze culturali, e tiene conto soltanto degli interessi della comunità di accoglienza.

Se un membro di quella comunità perde il lavoro per l’arrivo di immigrati, ciò è considerato come una perdita. Dal punto di vista di un immigrato è un guadagno, ma in realtà non torna a suo favore.

C’è un insidioso «noi e loro» nel linguaggio con cui il tema immigrazione è spesso discusso. La stessa parola «immigrazione» evoca una società indigena bianca e cristiana, invasa da alieni non-bianchi. Comunque sia, questa mezza verità è stata spazzata via dall’arrivo di immigrati dall’Est Europa dopo aver aderito all’Unione europea.

Che dire del fatto che spesso i datori di lavoro preferiscono i lavoratori immigrati, soprattutto dall’Europa dell’Est, a causa della migliore etica del lavoro? La comunità filippina è un esempio calzante. Viene dal di fuori dell’Unione europea, ed è una delle comunità accusate di aver causato disoccupazione. Eppure, poche comunità hanno portato altrettanti benefici. Merita di essere ringraziata, non incolpata

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