
La chiesa non entra né a vantaggio dei singoli partiti o delle coalizioni, né nella determinazione tecniche delle leggi elettorali. Ma il silenzio non va confuso con l’ignavia. Il governo Monti, che ha ben iniziato la sua opera di risanamento, è anche la prova dell’impotenza della politica, sia sul versante della maggioranza che della minoranza.
La non ammissibilità del referendum consegna gli elettori ai vincoli poco democratici del «porcellum». I partiti, pur sollecitati dal Presidente della Repubblica, non sembrano in grado di arrivare a una nuova legge elettorale in senso maggioritario.
Un blocco che, in un contesto di grave crisi economica, potrebbe avere esiti problematici: lo sviluppo di un confuso populismo, l’allargamento di uno spazio non presidiato alla violenza sociale, la riduzione dei partiti a consorterie e corporazioni, lo svilimento della “terziarità” dei tecnici. In una parola: l’erosione della democrazia. L’articolo a lato sintetizza la situazione e apre i possibili cantieri di lavoro. Per tutti.
Nessun commento:
Posta un commento