mercoledì 4 gennaio 2012

Preghiera minacciosa

Antonio da qualche tempo usufruisce di permessi premiali e può uscire dal carcere per incontrare i familiari, per sostenere colloqui di lavoro, e anche semplicemente per godersi un po’ di città. Intorno alle feste di Natale c’era tensione dietro i cancelli, perché – come scrivevano alcuni detenuti di Bologna – la tristezza aumenta, ti senti ancor più lontano da chi ami e troppo vicino, per via del sovraffollamento, a chi – quando va bene – ti è indifferente. La cronaca ci ha riportato episodi di suicidio, sia tra i detenuti, sia tra gli agenti (cf. Settimana 42/2011, 7; qui l'aggiornamento dell'Ansa per il 2011).

Nello scambio ordinario di due parole «in libertà», un assistente ha chiesto ad Antonio: «Allora, cosa ne dici di questo Natale...». E Antonio: «Guarda, se Dio stanotte venisse a prendermi, arrivato su lo ringrazierei». L’assistente, alla lente della tensione e della tristezza di quei giorni, ha letto nelle parole di Antonio un messaggio di depressione: allarme.

Antonio ha passato la notte successiva piantonato da un agente che, fuori dalla cella, lo ha sorvegliato fino al mattino per prevenire gesti insani. Un gesto di premura nelle intenzioni della sorveglianza. Immagino una tristezza in più per Antonio.

Tirando le somme: per fortuna certe volte le preghiere vengono ascoltate dalle persone sbagliate...

2 commenti:

  1. Non sarebbe meglio firmare i post, anziché farli pubblicare al povero sig. Unknown?

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  2. Un'altra cosa: non si potrebbe dirgli che il blog ha sede a Bologna e non a Los Angeles (dove adesso è ancora ieri)?

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